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Virginia Raggi, le Terme di Caracalla e la disarmante banalità di un video 5 stelle

Di Roberto Arditti

Fare il sindaco di Roma è mestiere fascinoso e difficile, soprattutto di questi tempi. La città è quella che è: bella oltre misura, ancorché maltrattata selvaggiamente da chi la abita, da chi la visita e da chi la amministra. Il mestiere del sindaco, prestazione professionale e missione civile ad un tempo, si esprime negli atti e nei gesti, che insieme fanno quella che ancora vogliamo definire politica (o almeno quel che ne rimane).

Ecco allora venire avanti l’attuale sindaca di Roma, Virginia Raggi, che qui vedete mentre distribuisce volantini a piazza Navona con lo scopo di promuovere la stagione di lirica alle Terme di Caracalla. È un frammento, uno spicchio di realtà da un minuto e poco più. Sarebbe ingeneroso dire che è tutta qui la sindaca di Roma, addossandole responsabilità che invece affondano nei decenni alle nostre spalle (si pensi alla vergognosa gestione romana del ciclo dei rifiuti, indegna di una città del mondo civile). Però questo minuto è devastante, nella sua disarmante banalità, nella sua insopportabile pochezza.

Il sindaco è anche status, senso delle cose (quelle importanti e non), leadership. Qui noi vediamo smarrimento, affannosa ricerca di un modo di stare tra la gente che diventa patetico e, peggio ancora, definitivamente inutile. Perché questa è la sensazione che lascia negli occhi e nella testa questo breve filmato: un senso di vuoto, che fa quasi tenerezza. Raggi arriva in Campidoglio sull’onda di una protesta più che comprensibile, aiutata da una manovra demenziale del Pd, che prima sceglie un “marziano” come Ignazio Marino, poi lo candida, poi lo elegge e poi lo butta giù.

La sindaca ha un’occasione d’oro: fare bene le cose normali, atto rivoluzionario a Roma. La città ha bisogno di tutto, ma certo non di promozione con volantinaggio. C’è bisogno di una gigantesca operazione di rammendo urbano, nelle cose e negli atteggiamenti, ma proprio perché si parte da molto in basso l’occasione è straordinaria. La sindaca non deve sprecarla, inseguendo una rappresentazione di sé stessa che altrimenti finirà per consegnarla all’oblio.

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