Dopo l’addio di Volvo alle auto a benzina e diesel (graduale, dal 2019) adesso è un intero paese ad annunciare una completa riconversione del proprio sistema di trasporto: dal 2040 in Francia non saranno più in vendita veicoli alimentati da combustibili fossili ma solo auto elettriche. Lo ha detto il ministro della transizione ecologica Nicolas Hulot presentando il piano sul clima del suo dicastero. La Francia non è il primo paese ad annunciare l’adozione della mobilità cento per cento elettrica, ma è il primo big in Europa.
IL PIANO DEL MINISTRO DELL’AMBIENTE
E’ la minaccia alla salute delle persone e all’ambiente a preoccupare il ministro Hulot e il governo Macron, ma in primo piano c’è anche la volontà di preservare il “primato” francese sull’elettrificazione dei trasporti. Ecco dunque tutte le misure annunciate da Hulot. Si comincia col ribadire l’impegno della Francia a diventare carbon neutral (ovvero a raggiungere il pareggio tra CO2 emessa e CO2 assorbita, probabilmente entro il 2050); la fine, entro il 2022, della produzione di energia elettrica dal carbone; e investimenti di 4 miliardi di euro per la lotta contro la dispersione energetica: in dieci anni gli edifici mal isolati e che consumano troppa energia dovranno essere rimodernati. Nel breve termine, Hulot ha proposto un “premio di transizione” a chi compra un’auto nuova rottamando la vecchia (deve essere stata immatricolata prima del 1997 se a benzina e prima del 2001 se diesel), mentre entro i prossimi cinque anni sarà allineata la tassazione dei veicoli diesel e benzina. Entro fine 2017 sarà proposta una nuova legge per bloccare ogni nuova concessione di permessi di esplorazione per petrolio, gas e carbone e verrà aumentata la cosiddetta tassa sull’inquinamento (oltre 100 euro per tonnellata di CO2 nel 2030). Ancora: saranno chiuse alcune centrali nucleari (da valutare ancora quali); il governo Macron vuole ridurre la produzione elettrica da nucleare al 50% del totale nel 2025. Nel piano rientrano la fine della commercializzazione in Francia dei veicoli a benzina e gasolio entro il 2040 e “l’irreversibilità dell’accordo di Parigi sul clima” – anzi, l’accordo verrà rafforzato aprendo una consultazione con la società civile perché tutti i francesi partecipino al processo decisionale legato alle politiche green.
QUANTO CRESCERA’ IL MERCATO
Il ministro Hulot ha riconosciuto che l’addio alle auto col motore a combustione interna è un annuncio pesante per i costruttori ma ha parlato anche di una “rivoluzione”. La Francia spera di guadagnare, sul piano economico e industriale, molto più di quanto potrebbe perdere, forte dei numeri che descrivono un boom del mercato delle elettriche, a partire da quelli forniti dall’AIE, secondo cui nel 2030 i veicoli elettrici nel mondo saranno 200 milioni, il 10% del parco circolante (oggi sono 2 milioni su 1,2 miliardi). Frena il colosso petrolifero BP, che pensa che le auto elettriche saranno il 6% del totale nel 2030; cauta anche l’Ufip, la lobby francese dell’industria del petrolio. Al contrario, Bloomberg New Energy Finance calcola che le auto elettriche rappresenteranno il 35% delle vendite di nuovi veicoli nel 2040 e la flotta globale di elettriche arriverà a 530 milioni di veicoli. Questa accelerazione sarà dovuta al calo dei costi di produzione delle batterie e delle auto stesse: tra otto anni, secondo Bloomberg, un’elettrica avrà lo stesso prezzo finale di un’auto a benzina. In Europa quasi il 67% delle nuove auto vendute sarà elettrificato nel 2040; idem per il 58% delle vendite negli Usa e per il 51% delle vendite in Cina. Addirittura uno studio dell’Istituto Grantham dell’Imperial College London prevede che nel 2040 la metà dei veicoli nel mondo sarà elettrico.
L’INDUSTRIA DELL’AUTO NE ESCE A TESTA ALTA
Lo scenario futuro non esclude dunque un boom in cui l’Europa sarebbe leader e la Francia, consapevole che la rivale numero uno, la Germania, è rimasta indietro (l’obiettivo di mettere su strada 1 milione di auto elettriche per il 2020 molto probabilmente non sarà raggiunto), spinge per portarsi avanti alla concorrenza. Non che finora abbia fatto meglio. Jean-Pierre Corniou, consulente di Sia Partners, spiega su FranceTVinfo che in Francia circolano solo 100.000 veicoli elettrici su 36 milioni di macchine; tuttavia per l’industria dell’auto non c’è altra scelta che abbandonare il motore a scoppio: considerato che l’auto del futuro, connessa e autonoma, non può che essere elettrica e visto il calo generalizzato delle vendite, il motore elettrificato è una “exit strategy di lusso dalla crisi dei costruttori” che rilancia il loro business traghettandolo in un brillante futuro. Inoltre, una popolazione mondiale che va verso i 10 miliardi di persone non può continuare a fondarsi sull’auto alimentata da combustibili fossili, perché vorrebbe dire condannarsi a vivere nello smog.
OBIETTIVO POSSIBILE (CON GLI INCENTIVI)
La strategia francese lascia alcune domande aperte: da dove arriveranno le batterie necessarie per tutte queste auto elettriche (la Cina è il più grande produttore mondiale con il 55% di market share e continua a crescere) e da quali fonti sarà prodotta l’energia elettrica che alimenta le nuove macchine? La transizione avrà anche bisogno di forti incentivi pubblici e il ministro dell’ambiente Hulot ha già lanciato un appello all’Europa intera perché adotti lo stesso obiettivo della Francia (e magari vari piani di aiuti comunitari).
Insomma, non sarà uno scherzo per la Francia convertire all’elettrico il suo intero parco auto, ma il Prof. David Bailey, esperto dell’industria automotive della Aston University, pensa che 23 anni siano sufficienti per centrare l’obiettivo se Parigi procede con determinazione e adotta gli strumenti necessari.
Come conferma Greg Archer di Transport & Environment, associazione no-profit che a Bruxelles che si batte per una mobilità sostenibile, la Francia ha preso la decisione giusta ma per renderla realtà occorrono un piano concreto di incentivi e legislazione ad hoc: solo dando sostegno sia a chi produce auto e componenti e a chi le compra, e favorendo la realizzazione dell’infrastruttura necessaria (le colonnine di ricarica), la promessa del ministro Hulot si può realizzare. Il presidente Macron però ha già dato un segnale in questo senso, annunciando un fondo per start-up da 10 miliardi di euro, il più grande d’Europa: è da prevedere che beneficerà molte imprese innovative del settore auto.