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Come è andato il primo incontro tra Trump e Putin (e cosa hanno deciso sulla Siria)

Quando il presidente americano Donald Trump si è incontrato per la prima volta di persona con l’omologo russo Vladimir Putin – venerdì ad Amburgo, durante il G20 – tutti i riflettori erano puntati sulla stretta di mano. È noto che Trump usi un approccio invasivo coi suoi interlocutori: gli stringe la mano, li tira a sé, dentro al proprio spazio fisico. Mentre gli analisti del linguaggio del corpo cercavano di leggere i gesti, i due si chiudevano in una stanza per due ore e un quarto, in un faccia a faccia che da programma doveva durare non più di una mezz’ora. Il risultato di una discussione che, come annunciato, non aveva un’agenda definita, ma avrebbe spaziato sui grandi temi a piacimento dei due presidente.

LA SIRIA: IL TEST

“Abbiamo molto da discutere” aveva premesso su Twitter il presidente americano poche ore prima dell’incontro, e così è stato. Dal vertice è uscito anche un elemento concreto: un accordo per una tregua militare nel sudovest della Siria. Era già in discussione nei giorni passati, prevede il coinvolgimento di Giordania, ma è stata ufficializzata soltanto dopo l’incontro dei due leader. L’Associated Press ha diffuso la notizia mentre Putin e Trump stavano ancora parlando, poi i rispettivi ministri degli Esteri, usciti dall’incontro, l’hanno confermata davanti alle telecamere. Inizierà domenica 9 luglio, quando in Siria sarà mezzogiorno. Nei prossimi giorni verranno diffusi altri dettagli, nelle prossime settimane si vedrà se questo test di collaborazione porterà frutti e potrebbe fare da punto di partenza per una più ampia estensione geografica, oppure se è stata solo una scelta comunicativa per dar risonanza e valore a questo primo contatto fisico russo-americano (non è la prima intesa del genere tra Washington e Mosca, ma la guerra non s’è mai fermata).

UCRAINA E INTERFERENZE RUSSE

Oltre la Siria, i due presidente hanno parlato di Ucraina – e gli Stati Uniti in quelle stesse ore hanno nominato Kurt Volker, un diplomatico esperto, inviato speciale per monitorare l’implementazione degli accordi di pace, decisi a Minsk due anni fa e ancora in stallo. Sul tavolo anche le questioni legate al terrorismo e alla cyber security. Su quest’ultimo argomento, il vero colpo di scena dell’incontro: Trump ha chiesto a Putin dell’interferenza russa durante le elezioni americane (gli attacchi hacker, i tentativi di veicolare il voto contro Hillary Clinton). La questione non era programmata: il segretario di Stato americano Rex Tillerson, uno dei sei presenti all’incontro (gli altri erano i due leader, due interpreti e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov) ha detto che Trump ha affrontato l’argomento in modo “robusto e approfondito”. In base alle dichiarazioni ufficiali, Putin ha dato rassicurazioni sulla non colpevolezza russa: lo ha spiegato Lavrov, dicendo che il presidente americano gli è sembrato convinto. Tillerson ha dato sfumature diverse: l’americano dice che sì, c’è stata questa rassicurazione, ma anche di “muoversi in avanti” e essere convinto che in futuro non ci saranno più interferenze (e dunque ci sono state?).

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