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Come avanza la banda larga in Italia?

C’è qualcosa che proprio non va in Italia. Mentre pubblico e privato (Open Fiber) e privati (Telecom) fanno a sportellate per portare la banda ultra-larga in tutta Italia (qui l’ultimo approfondimento di Formiche.net sul tema) l’Agcom dice che solo sei italiani su 10 utilizza la rete, il resto la ignora, riuscendo a farne a meno. Una doccia gelata arrivata in occasione della relazione annuale (qui il documento integrale) dell’Autorità guidata da Angelo Marcello Cardani, presentata questa mattina alla Camera, alla presenza di numerosi manager, tra cui il numero uno di Tim, Flavio Cattaneo. Il quale ha smentito ogni ipotesi di addio al gruppo.

INTERNET CHI?

Il primo dato fornito dall’Autorità sulle comunicazioni è quello più emblematico. Dice che l’Italia è ancora al penultimo posto della classifica europea di utilizzo di Internet, nonostante la percentuale della popolazione che usa il web sia cresciuta di 3 punti percentuali nel 2016, arrivando al 60%. La piattaforma, spiega l’Agcom, è utilizzata meno della media Ue per acquisti (servizi bancari e video on demand), nella media per social network, mentre unico indice sopra la media è il consumo di contenuti digitali (musica, video, giochi online). Sostanziali, ha spiegato Cardani, risultano le differenze generazionali: se nella fascia più anziana della popolazione (65-74 anni) solo 33 individui su 100 accedono a Internet, nella fascia più giovane (14-34 anni) tale percentuale sale al 92%.

IL PARADOSSO DELLA BANDA LARGA

C’è poi un altro paradosso, che riguarda ancora più da vicino la banda larga. La quale raggiunge, dice l’Agcom, ormai il 72% delle abitazioni, eppure gli abbonamenti alla banda veloce e ulta-veloce non superano quota 12%. “Analizzando i dati di utilizzo dei servizi, il nostro divario con l’Europa, sebbene si restringa rispetto al 2015, resta però ancora decisamente elevato. La percentuale di popolazione abbonata a reti a banda ultralarga passa dal 5% nel 2015 al 12% nel 2016, tuttavia restiamo al venticinquesimo posto della classifica europea e ben al di sotto del valore medio di utilizzazione (media Ue 37%)”.

EDITORIA IN AGONIA

Poi c’è la nota più dolente, quell’editoria che non riesce proprio a uscire dalla crisi, complice il lento declino della carta stampata. Nel mercato dei media “la stampa è il settore che evidenzia i segnali di maggiore sofferenza”, si legge nella relazione e “i quotidiani continuano a mostrare il declino strutturale: i ricavi complessivi nel 2016 calano del 6,6%, con una riduzione maggiore dei ricavi pubblicitari (-7,7%) rispetto a quelli derivanti da vendita di copie, inclusi i collaterali (-6%), ipotizzando invariati i contributi e le provvidenze”. In compenso, la buona vecchia televisione sembra recuperare un po’ di smalto, tornando ad attestarsi “sopra gli 8 miliardi di euro”. Ma chi è il campione?

SKY BATTE ANCORA MAMMA RAI

Guardando ai ricavi dei maggiori gruppi televisivi, al primo posto c’è ancora Sky, con una quota di fatturato del 32%, anche se in riduzione di 1,5 punti percentuali. Seguono Rai, con una quota prossima al 29,7% che, a fronte dell’incremento dei ricavi conseguiti, pari a 1,8 punti percentuali, balza al secondo posto, e supera il gruppo Fininvest-Mediaset, presente in entrambi i comparti della tv in chiaro e a pagamento che registra un’incidenza sul totale del 28% (-0,6%).

CHE SUCCEDE AL FISSO

Per la prima volta nella storia il traffico dati sorpassa quello su voce, cioè via chiamata. “Di fronte alla contrazione dei ricavi dai tradizionali servizi voce (-7,6%), continuano a crescere le risorse derivanti dai servizi dati (+5,6%). Nel 2016 si registra così per la prima volta il sorpasso dei ricavi da servizi dati su quelli da servizi voce”, scrive l’Agcom.

CATTANEO (NON) LASCIA

La relazione dell’Agcom è stata anche l’occasione per mettere un punto fermo sul futuro di Cattaneo alla guida di Telecom. Ieri erano circolate voci su una possibile uscita dal gruppo, dopo le presunte tensioni sulla banda larga con l’azionista Vivendi, che aveva chiuso la seduta in Borsa con un tonfo (-1,8%). Interpellato dai cronisti, Cattaneo ha sgombrato il campo dai dubbi. “Sto bene a Tim e non ho nessuna tensione con soci, board o presidente. La società  ha raggiunto importanti traguardi e altri sfidanti ne prefisserà”.

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