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Perché Eni non si gasa per la coalizione anti Qatar

Che cosa farà Eni nei prossimi anni? Le mosse del gruppo petrolifero sono state spiegate ieri pomeriggio alla Camera dall’amministratore delegato Claudio Descalzi, ascoltato dai deputati della commissione Attività Produttive. Descalzi è partito dalle indicazioni contenute nel piano industriale di Eni, presentato la scorsa primavera. Ma ha parlato anche del problema Qatar e perché l’Eni segue anche quella partita fra Paesi arabi.

RINNOVABILI D’AFRICA

Il Cane a sei zampe sta guardando con particolare attenzione a due Paesi africani, l’Angola e il Mozambico, quest’ultimo già molto ricco di gas operato dallo stesso Eni. “Siamo in discussione con l’Angola econ il Mozambico. Con quest’ultimo avremo tempi rapidi, con gli altri ci sarà da discutere”. Descalzi ha ricordato gli altri accordi già raggiunti in Africa con Egitto, Tunisia, Algeria e Ghana. “Anche in Italia sostituiamo il gas con le rinnovabili in un modo abbastanza innovativo, sfruttando il nostro posizione nella chimica e nella raffinazione”.

AUMENTA LA CASSA

Sul fronte finanziario, Eni si prepara a vedere aumentata la propria disponibilità di cassa. In particolare di free cash flow, ovvero il flusso di cassa disponibile dato dalla differenza tra il flusso di cassa dalle attività operative e il flusso di cassa per investimenti in capitale fisso. “I target operativi di Eni permetteranno all’azienda di aumentare il free cash flow per ripagarsi gli investimenti e i dividendi”, ha spiegato il capoazienda. “Questi target operativi portano a un obiettivo neutralità di cassa per i capex a 45 dollari al barile con cui Eni riesce a ripagarsi tutti gli investimenti che sono circa 8 miliardi l’anno. E, se riusciamo a mantenere questa neutralità di cassa aumenterà anche il free cash flow e quindi miglioreremo e avremo struttura finanziaria robusta che ci permetterà di ripagare gli investimenti e i dividendi”.

VERSALIS? MENO MALE CHE (NON) E’ STATA VENDUTA

Altro capitolo, la chimica. Che Eni poteva perdere visti i tentativi, falliti, di cessione della controllata Versalis, lo scorso anno. Sfumata la vendita a Sk Capital, nel giugno 2016, Per Descalzi adesso è tempo di guardare avanti e trasformare Versalis in un gioiello di famiglia. “Nella chimica abbiamo dato una sterzata importantissima, devo dire che a Versalis sono stati estremamente bravi”. Venderla, è il pensiero del manager, sarebbe stato un errore. “Sì, meno male che non l’abbiamo venduta ma meno male anche che abbiamo fatto questo lavoro. Bisogna dire tutte e due le cose”.

IL PROBLEMA QATAR

Ma non è tutto rose e fiori in casa Eni. Non mancano certo le preoccupazioni, soprattutto se si pensa al Qatar, dove è in corso un embargo deciso da 13 Paesi tra cui Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. “Il Qatar è un ulteriore problema geopolitico che non fa bene”, ha detto il numero uno Eni, una “situazione preoccupante che si aggiunge ad altre preoccupazioni, ma il Qatar impatta anche sulla Libia“. Il Qatar “é importante perché dà il 20% del gas naturale liquefatto (Gnl) alla Gran Bretagna e una parte anche a noi sul rigassificatore di Rovigo, 4-5 miliardi di metri cubi l’anno e il fatto che ora sia sotto embargo da parte della maggior parte dei Paesi del Golfo e non, crea sicuramente dei problemi”.

OCCUPAZIONE SU (ANCHE IN ITALIA)

Un ultimo passaggio Descalzi lo ha infine dedicato all’occupazione. Che, ed è la buona notizia, salirà anche in Italia, grazie alla divisione Gas e Luce (per la quale Descalzi ha paventato l’Ipo) e la stessa chimica. Il gruppo stima infatti un aumento dell’occupazione in Italia: i piani al 2020 prevedono che “su 22 mila persone in Italia su 33mila nel mondo c’è un andamento per quello che riguarda la chimica che vede un leggero aumento. La chimica arriverà a 5 mila e 200 persone, c’è una crescita nella chimica perchè abbiamo bisogno di specialisti”.

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