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Cosa penso delle parole dell’ambasciatore Ragaglini su Ucraina e Nato. Parla Alli

trump, Paolo Alli

Non penso si possa dire che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato: evidentemente l’ambasciatore Ragaglini ha la sfera di cristallo“. Parola del deputato di Alternativa popolare e presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato – l’organo di raccordo tra i Parlamenti nazionali e l’Alleanza atlantica – Paolo Alli, il primo italiano a ricoprire questo ruolo dal 1961. Il quale, in questa conversazione con Formiche.net, ha fatto il punto della situazione sulla vicenda ucraina e sui rapporti tra la Russia di Vladimir Putin e l’occidente, a partire dall’intervista che l’ambasciatore italiano a Mosca, Cesare Ragagliniha rilasciato oggi al Corriere della Sera.

Presidente Alli, perché non condivide le parole del nostro ambasciatore in Russia a proposito della possibile adesione dell’Ucraina alla Nato?

Perché le cose cambiano e perché neppure Putin è eterno. Rilevo peraltro che l’Ucraina e la Georgia vogliono entrambe, fermamente, aderire alla Nato e all’Unione europea: e quando dico fermamente, mi riferisco all’85% dell’opinione pubblica. Non capisco come si possa dire che non aderiranno mai.

Secondo Ragaglini l’eventuale divisione non farebbe che acuire le diffidenze le distanze tra Russia e occidente. Che ne pensa?

Più che dire se sia utile o no che l’Ucraina entri nella Nato, ci tengo a ribadire che il mondo occidentale non può seguire doppi standard nel giudicare le situazioni.

In che senso?

I simpatizzanti di Putin in occidente e lo stesso presidente russo giustificano le violazioni del diritto internazionale di cui si macchia continuamente Mosca in virtù del principio di autodeterminazione dei popoli. Poi, però, negano a un popolo sovrano come quello ucraino – o quello georgiano – il diritto di aderire liberamente alla Nato o all’Unione europea: due prospettive tra loro fortemente legate.

Ma è così sicuro che l’Ucraina voglia aderire alla Nato?

In questi anni ho visitato numerose volte sia l’Ucraina che la Georgia: due Paesi che si trovano in condizioni analoghe dal punto di vista delle dinamiche internazionali, nonostante tutte le differenze del caso sotto il profilo della politica interna. Li ho visitati parecchie volte e ho rilevato – anche attraverso il monitoraggio delle elezioni – un’assoluta e largamente predominante tendenza di questi popoli a sentirsi europei e a desiderare l’integrazione con l’Unione e con la Nato.

E l’occidente come dovrebbe reagire di fronte a questo sentimento?

Certo non credo che si possa arrivare a porre un limite a queste aspirazioni. Ciò detto, non credo che la Nato e l’Unione europea debbano spingere per favorire queste soluzioni. L’opportunità politica consiglia di non forzare questo processo di adesione, che però – a mio avviso – rimane inevitabile.

Perché?

Basta ricordare cos’è accaduto con i Paesi dell’ex Unione sovietica che si affacciano sull’Europa: penso a Lituania, Lettonia, Estonia, Bulgaria, Romania ma non solo. Sono prima entrati nella Nato e poi nell’Unione europea. I due percorsi sono andati in parallelo. Significa che questo processo è irreversibile: non sono state la Nato o l’Unione europea ad espandersi ad est, bensì i Paesi del blocco ex sovietico a volersi integrare nell’occidente. Piaccia o non piaccia al signor Putin.

L’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato quando potrebbe concretizzarsi?

Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha detto di voler consolidare un percorso di riforme che porti all’Ucraina ad avviare nel 2020 il cosiddetto “membership action plan”, il piano di azione a seguito del quale, dopo altri quattro o cinque anni, un Paese diventa in grado di entrare a far parte della Nato. E’ la stessa Ucraina, quindi, a pensare che questa eventuale prospettiva non possa concretizzarsi orientativamente prima del 2025.  La questione è lasciare che questi popoli facciano le loro riforme per poi decidere liberamente il loro futuro.

L’Europa ha fallito il tentativo di sottrarre l’Ucraina alla sfera di influenza russa e in questo modo ha scatenato la risposta di Mosca, come sembra affermare l’ambasciatore Ragaglini al Corriere?

La reazione di Mosca si è scatenata per altre ragioni e su tutti i fronti: orientale, mediorientale e mediterraneo. Per tenere alta la sua popolarità in Russia – in un momento nel quale il Paese continua ad attraversare una crisi gravissima – Putin ha dovuto usare questi strumenti: mostrare tutta la sua muscolarità all’estero, presentarsi come salvatore del mondo e stimolare il grande spirito russo. Questa è stata la sua politica finora. Oltre all’Ucraina e al Donbass, bisognerebbe ricordare molti altri episodi: l’occupazione militare della Transnistria, le pressioni sulla Moldova perché non avvii il processo di adesione all’Unione europea, la guerra in Nagorno Karabakh e l’occupazione dell’Abkhazia e del Sud Ossezia in Georgia.

E delle sanzioni alla Russia che ne pensa? Gli Usa potrebbero aumentarle, con qualche problema pure per alcune aziende europee (qui e qui gli ultimi approfondimenti di Formiche.net)

Concordo sul fatto che le sanzioni non siano uno strumento perfetto e che, anzi, si siano rivelate anche storicamente molto poco efficaci. Tuttavia rappresentano pur sempre l’unico strumento che la comunità internazionale ha a disposizione per riaffermare i principi del diritto internazionale. Ragaglini può dire quello che vuole ma finché Putin continuerà a violare il diritto internazionale, le sanzioni saranno inevitabili.

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