Martedì la Camera americana ha approvato a larghissima maggioranza (419 a 3) il disegno di legge bipartisan con cui gli Stati Uniti intendono alzare nuove sanzioni contro la Russia (e l’Iran e la Corea del Nord). Ora la legge andrà in Senato, dove presumibilmente il testo avrà un passaggio fluido visto che è stato già concordato dai leader del Congresso dei due partiti e una versione precedente ha già avuto un avallo pieno della camera alta (97 a 2) a giugno – in quella non erano inclusi Iran e Nord Corea. A quel punto il presidente Donald Trump si troverà sulla scrivania dello Studio Ovale una legge che, se approvata rovinerà il tentativo di avvicinamento alla Russia, se no spezzerà quel poco di feeling che resta con i Repubblicani, il suo partito, metterà i Democratici in trincea e darà un input di scenario a chi lo sta indagando per eventuali collusioni con la Russia durante la campagna elettorale.
LA POSIZIONE FRANCESE
L’approvazione (probabile) però potrebbe portarsi dietro anche altre problematiche: per esempio nei rapporti con i partner europei. Mercoledì il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, che il neo-presidente Emmanuel Macron ha confermato nel suo gabinetto muovendolo dalla Difesa per rappresentare la diplomazia di Parigi, ha dichiarato che la legge americana viola il diritto internazionale, è illegale perché ha “estensioni extraterritoriali”, e dovrebbe essere discussa dall’Unione Europea. (Una conferma: Macron segue interessi nazionali, riflessi nell’UE, piuttosto indipendentemente, tanto il capo delle sue feluche non si cura troppo delle calde strette di mano tra presidenti viste durante la festa della Bastiglia di due settimane fa).
LA DIFESA EUROPEA
Già da lunedì si era parlato di una nota interna redatta da Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione europea, che parlava della posizione che l’Europa avrebbe dovuto prendere davanti alle mosse americane. Sostanzialmente Juncker chiede rassicurazioni: vorrebbe una specificazione scritta che le sanzioni che gli americani intendono imporre sul comparto energetico di Mosca non colpiscano le aziende che collaborano con le controparti russe e soprattutto che non vengano intaccate le linee strategiche europee. Senza questa clausola si potrebbe attivare una disposizione UE che annulla le decisioni “extraterritoriali” (nota: è lo stesso linguaggio usato da Le Drian) americane in Europa. In fondo a tutti i canali diplomatici: la minaccia di rappresaglie. Ci sono esempi importanti di criticità: il Nord Stream 2, il Baltic LNG, il gasdotto Blue Stream (dove Eni lavora con Gazprom), i pozzi off-shore egiziani (dove Eni lavora con Rosneft).
GLI INTERESSI (DI PARIGI)
La presa di posizione francese è, al solito con Macron, inquadrabile sia nel più ampio contesto europeo – con cui finora gli Stati Uniti hanno lavorato di pari passo sulle sanzioni alla Russia – sia in quello degli interessi nazionali, ed è interessante perché il capo dell’Eliseo è descritto come il leader europeo con cui al momento Trump ha più feeling. Sul Nord Stream 2, gasdotto di primario interesse tedesco che raddoppierà attraverso i fondali del Baltico i flussi di gas naturale dalla Russia alla Germania, la francese Engie è una dei partner operativi, per esempio. Ma ancora: Total ha siglato a inizio luglio un accordo da 4,8 miliardi di dollari con Teheran per lo sviluppo del maxi giacimento South Pars, che l’Iran condivide con il Qatar (e forse le mosse di Macron, per estensione anche nei confronti della crisi qatarina, devono portare sullo sfondo questo genere di dinamiche French First).
LA STRATEGIA DI TRUMP SALTA?
Alcuni analisti hanno sottolineato che il passaggio del disegno di legge sanzionatorio può essere letto anche come l’occasione, per Trump, di colpire la Germania. Attualmente Washington e Berlino hanno rapporti ai minimi: i due leader sono distanti, Trump vorrebbe un riequilibrio commerciale e intanto cerca di evitare la formazione di un blocco (per lui tossico) euroasiatico guidato dai tedeschi verso i cinesi. Ma la posizione presa dalla Francia, che Trump aveva cercato di avvicinare anche in ottica anti-tedesca e divisiva per l’UE, complica la situazione. (Nota: nell’investimento iraniano Total è partner della China National Petroleum Corporation).