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Too Mooch: storia della telefonata in cui Scaramucci attacca tutto lo staff di Trump

La prima parte del titolo di questo articolo è rubato da un post su Twitter del bravissimo Daniele Bellasio, da poco capo della redazione esteri di Repubblica: è geniale, ma richiede una lunga spiegazione. “Mooch” è il soprannome di Anthony Scaramucci, da pochi giorni capo delle comunicazioni della Casa Bianca, entrato a bomba nel sistema del potere attorno al presidente Donald Trump. Anzi, Mooch è proprio una specie di Mini-Trump (qui la citazione è al “Mini-Me” di Austin Powers): uno sketch satirico del “Daily Show” ha messo a confronto la gestualità e il linguaggio del corpo di Trump e Scaramucci in varie occasioni distinte, e uno a fianco all’altro in un video sembrano quasi ballare nuoto sincronizzato da quanto ripetono con precisione gli stessi gesti.

LA CENA

Bellasio parla di “Too Mooch”, richiamo a too much, perché Scaramucci mercoledì sera s’è reso protagonista di una storia incredibile; una delle tante già successe in questi primi (soli) sei mesi di amministrazione Trump. Il capo delle comunicazioni della Casa Bianca ha telefonato a Ryan Lizza, uno dei cronisti/analisti politici di punta negli Stati Uniti (scrive sul New Yorker), e gli ha chiesto di rivelargli l’identità di una fonte che il giornalista aveva usato per scrivere un tweet in cui rivelava che Scaramucci era a cena (mercoledì sera) alla Casa Bianca in compagna del presidente, della First lady, del giornalista di Fox Sean Hannity e di Bill Shine, un ex dirigente dell’emittente. La telefonata è arrivata poco dopo il tweet, e quando Lizza s’è rifiutato, logicamente, di fornire il nome della sua fonte Scaramucci ha perso la testa e ha prodotto una stratigrafia che è diventata una dei resoconti più graffianti su quanto procedano in modo scombussolato le dinamiche della Casa Bianca.

LA TELEFONATA

Dalla trascrizione delle telefonata sul New Yorker: “Sai cosa farò allora? – dice Scaramucci a Lizza che non gli rivelava la fonte – Eliminerò tutte le persone nel mio staff e ricomincerò da zero. Io chiedo a queste persone di non dire niente alla stampa e loro non riescono a farne a meno. Tu sei un cittadino americano, questa cosa è una catastrofe immane per l’America. Quindi ti chiedo in quanto patriota americano di farmi capire chi è che fa trapelare queste notizie”. Scaramucci da qualche giorno ha un sospetto che non ha tenuto troppo celato: secondo lui a passare i leak alla stampa è il capo dello staff Reince Priebus – o i suoi uomini. Ne ha parlato su Twitter poco dopo la telefonata, riferendosi a un articolo di Politico che denunciava come Mooch godesse ancora delle entrate di un suo hedge fund che in teoria gestiva e forse ancora gestisce discretamente – su Twitter Scaramucci ha taggato Priebus e chiesto l’intervento dell’Fbi per il leak, perché, dice lui, diffondere il disclosure patrimoniale di un dipendente dello staff presidenziale è reato, ma non è vero, anzi si invita a renderli pubblici e infatti il documento è online.

L’ATTACCO A REINCE

“Io e Reince siamo fratelli. Ma alcuni fratelli sono come Caino e Abele”, ha detto chiamando la mattina dopo di quella sera la CNN (dove era ospite Lizza), e ha aggiunto: “È il capo dello staff, è la persona che deve capire le cose, scoprire le cose e aiutarmi dentro la Casa Bianca, per questo l’ho menzionato nel tweet. Se poi tutti leggono quel tweet e pensano che io stia accusando lui di essere la talpa, è perché i giornalisti sanno chi parla con loro. Quindi se Reince vuole spiegarci che non è la talpa, faccia pure”. Prima ne aveva parlato anche a Lizza: “Reince è un cazzo di paranoico schizofrenico. ‘Oh, c’è anche Bill Shine’, avrà pensato. ‘Fammelo raccontare ai giornali così vediamo se posso fermarli e rompergli il cazzo così come ho fermato e ho rotto il cazzo a Scaramucci per sei mesi’” gli ha detto Scaramucci, che ha annunciato al giornalista del New Yorker anche che a breve verrà chiesto a Priebus di dimettersi (“Se vuoi qualcosa” gli ha detto, intendendo qualcosa da scrivere).

UN PO’ DI CONTESTO

Contesto: quando Scaramucci parla “di mesi” si riferisce al fatto che lui fosse in odore di nomine di prestigio nell’amministrazione fin dall’inizio, ma Priebus s’è sempre opposto. L’assunzione di questi giorni di Scaramucci, che con Trump condivide anche la provenienza (Wall Street, senza nessuna esperienza politica) e che è ben visto dal gruppo giovanile del potere capitanato dalla coppia Ivanka-Jared, è stata da sempre vista come una mossa d’avvicinamento verso il ruolo di Chief of staff. Tant’è che Priebus si era opposto alla nomina di Mooch, e con lui anche l’ex portavoce Sean Spicer, che è stata la prima testa a cadere. Priebus, che è il capo di tutto il personale della Casa Bianca – meno uno, cioè Scaramucci, che risponde direttamente al presidente –, non è amatissimo dai trumpers più veri, perché è (volens ut nolens) espressione dell’establishment del partito ed è servito da sempre per mantenere in piedi i rapporti con il Gop (di cui ne era segretario). Ora che la guerra col partito è aperta – vedi il naufragio della riforma sanitaria, per esempio – potrebbe essere arrivato anche il momento dell’all-in.

NON SOLO PRIEBUS, ANCHE BANNON

Non bastasse, Scaramucci al telefono con Lizza se l’è presa anche con Steve Bannon, lo stratega politico della Casa Bianca. Bannon è un esempio di proto-trumpismo, diffondeva dal sito che ha fondato (Breitbart) le idee rivoluzionare nazionaliste incarnate da Trump già prima della candidatura, e per questo secondo Scaramucci è uno che sta “cercando di succhiarmelo da solo” e che sta sfruttando lo Studio Ovale per far prevalere i suoi interessi personali, anche economici (“Costruirsi un brand personale usando la cazzo di forza del presidente” dice Mooch). Un maremoto che ha chiuso uno dei peggiori giorni della storia della Casa Bianca: per il momento non ci sono state conseguenze (leggi: dimissioni) per nessuno, ma le cose potrebbero cambiare.

(Foto: White House Video)


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