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Eni e Libia, ecco come Gentiloni e Descalzi si muovono

Claudio Descalzi

Lunedì 31 luglio Fayez Serraj, il capo del Consiglio di Presidenza del governo libico, ossia colui che guida il tentativo dell’Onu di riunire il paese, ha ospitato a Tripoli l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. È sempre interessante leggere le mosse di coloro che dirigono certi colossi aziendali, perché sono azioni politiche oltre la politica.

LA DIPLOMAZIA DEL GAS

Questa diplomazia parallela italiana – “Diplomazia del Gas” l’ha chiamata in questi giorni lo stesso Descalzi durante un forum organizzato dal Sole 24 Ore – arriva in un momento in cui Roma s’è vista attaccare sul dossier Libia dalla Francia. Una settimana fa il presidente Emmanuel Macron ha ospitato una riunione tra lo stesso Serraj e il più rilevante dei suoi oppositori, il generale Khalifa Haftar. La riunione, letta più che altro come una “photo-opportunity” per il francese (citazione dell’analista come Mattia Toaldo) che lasciava irrisolti tutti i principali problemi libici (aveva fatto notare un altro analista, Arturo Varvelli), s’è chiusa comunque con una specie di protocollo d’intenti su un cessate il fuoco – nonostante i due gruppi di potere non si combattono formalmente – per spianare la strada alle elezioni da tenere entro il 2018.

LA SOVRAPPOSIZIONE DI INTERESSI

Il viaggio di Descalzi era già programmato, possibile però che il contesto abbia imposto un’accelerazione: gli interessi dell’Eni in Libia sono consistenti, e si sovrappongono a quelli del governo italiano. Eni è infatti il principale fornitore di gas del Paese, 20 milioni di metri cubi al giorno alle centrali elettriche, nonché il maggiore produttore di idrocarburi straniero in tutte le regioni della Libia. Sempre lunedì, Descalzi ha incontrato anche Mustafa Sanalla, presidente della società di stato NOC, che ha ottimi rapporti anche con Haftar. La nota stampa della società italiana parla di “possibili futuri sviluppi”, in particolare nel settore del gas – per esempio nel campo di Bahr Essalam, uno dei più grandi giacimenti in Libia e importante fonte di approvvigionamento di gas per il Greenstream (gasdotto con rotta Mellitah-Gela) e per cui Eni si è aggiudicata il contratto di fornitura e installazione delle strutture (il primo gas è previsto per il 2018).

LE MOSSE DEL GOVERNO

L’Eni è la più grande azienda operativa in Libia. Impiega migliaia di locali, fornisce l’energia elettrica in modo quasi esclusivo, è un vettore di investimenti, che rappresentano una garanzia futura che l’Italia può abbinare allo sforzo politico e diplomatico puro giocato dal governo, soprattutto nel tentativo di trovare una stabilizzazione per bloccare la crisi migratoria. Lunedì al Tg5 il premier italiano Paolo Gentiloni ha detto che in Libia “non inviamo l’invincibile armata. Stiamo organizzando una missione di supporto all’azione delle autorità libiche di controllo del proprio confine, tradotto significa anche rendere governabile e, se possibile, anche ridurre i flussi organizzati dai trafficanti di essere umani”.


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