Il gruppo di generali di cui il presidente Donald Trump s’è circondato sta iniziando ad allineare le proprie azioni per riordinare la caotica Casa Bianca. Da quando John Kelly, ex ufficiale dei Marines e segretario alla Homeland Security, ha iniziato il suo lavoro come capo dello staff sono cambiate già alcune regole, c’è una nuova disciplina dice il direttore dell’Ufficio budget Mike Mulvaney, “che mi piace” aggiunge la consigliere Kellyanne Conway. Per esempio, anche i famigliari devono passare da Kelly prima di avere colloqui con il presidente nello Studio Ovale. E questo ovviamente vale soprattutto per gli Ivankner, la coppia Ivanka Trump e Jared Kushner che come figlia prediletta e genero-in-chief bazzicano il Resolute Desk con in mano una bella fetta del potere alla Casa Bianca.
LA COPPIA KELLY-MCMASTER
Kelly trova una sponda già operativa in questo senso: HR McMaster, altro generale (dell’esercito), che dagli uffici dell’Eisenhower Building dirige il Consiglio di Sicurezza nazionale, organo della Casa Bianca e non del governo, che però indirizza il grosso delle politiche estere e di difesa dello Studio Ovale, e dunque in un sistema dove il commander-in-chief ha un potere simile a quello di un sovrano assoluto, il governo stesso. McMaster nell’ultima settimana ha tolto dal loro ruolo tre alti funzionari del Consiglio assunti dal suo predecessore Michael Flynn – che ha precocemente concluso la sua esperienza nel Nsc perché impelagato nel Russiagate. I tre erano intoccabili finora, McMaster aveva già cercato di rimuoverli, ma non c’era riuscito perché sia Kushner, sia il più grigio Steve Bannon, gli avevano messo i bastoni tra le ruote: ora la sponda di Kelly è stata decisiva.
MCMASTER, IL LEAKER
Automaticamente McMaster è finito sotto il fuoco della “brigata online pro-Trump”, come l’ha chiamata l’Atlantic. In prima linea c’è Mike Cernovich, voce molto seguita della destra dura (e trumpista) che addirittura ha creato un sito dal titolo programmatico “McMaster Leaks”, dove cioè si accusa McMaster di essere il mandante di tutte le spifferate alla stampa sul conto dell’amministrazione o della presidenza – il segretario alla Giustizia Jeff Sessions ha lanciato venerdì una guerra contro i leaker anche cercando di recuperare il rapporto perso con Trump. Su McMasterLeaks.com Cernovich fa una raccolta, in progress, di come secondo lui il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale sta cercando di sabotare dall’interno la Casa Bianca. Emblematico l’header del sito, con McMaster che (insieme a un altro generale fuori dal giro Trump, David Petraeus), diventa una marionetta nelle mani del finanziare George Soros tenuto a sua volta per le fila da una mano-zombi con scritto a fianco “Saudis“, sauditi (ma prima c’era scritto “Rothschilds”) – uno dei licenziati da McMaster, Rich Higgins, pianificatore strategico del Consiglio, ha pagato la redazione di un memo in cui sosteneva che Trump è attaccato dalle forze oscure del “deep state”, pallino dei fanatici delle cospirazioni che vedono in Soros una sorta di Lucifero globale e onnipotente.
TUTTI I FANATICI CONTRO MCMASTER
Anche Breitbart News, il sito proto-trumpista creato da Bannon, e Fox News, la rete più benevola con Trump, in questi ultimi giorni stanno conducendo una campagna anti-McMaster. Lo accusano di licenziare chi gli si oppone e di mantenere nel Consiglio le figure inserite dall’amministrazione Obama: risultato, sui social network i fanatici di Trump dipingono il generale come una spia venuta dalle Hawaii che sta cercando di rovesciare l’amministrazione per conto di Barack Obama. Due funzionari – anonimi – ne parlano al Daily Caller e lo definiscono un “sicofante di Petraues” (i nessi sono arzigogolati mentalismi complottisti su cui servirebbe un saggio a sé). Non mancano gli attacchi da parte dei megafoni giornalisti di Trump: c’è un tweet di Sean Hannity di Fox, il giornalista più vicino al presidente, che dice che McMaster dovrebbe dimettersi perché ha lasciato aperta la security clearence all’obamiana che lo ha preceduto, Susan Rice (Circa, sito di leaks conservatore, ha pubblicato una lettera di routine con cui McMaster lo spiegava a Rice, fatta passare come, inutile dirlo, un complotto). C’è Laura Ingraham dalla radio che picchia duro sul generale e forse prepara il campo pensando a un suo ruolo all’interno dell’amministrazione (magari proprio nelle Comunicazioni al posto di Anthony Scaramucci, il primo degli epurati da Kelly).
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