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Chi sono i suprematisti bianchi di Vanguard America?

Sabato 12 agosto un’auto è piombata in mezzo a un gruppo di manifestanti uccidendo una donna di 32 anni e ferendo altre 19 persone a Charlottesville, in Virginia, dove si stava svolgendo una manifestazione di protesta contro un raduno nazionale di estremisti di destra americani organizzato dal nazionalista bianco Jason Kessler con il nome di “Unite The Right”. Li chiamano suprematisti bianchi, sono cresciuti dopo le elezioni del 2016, divisi in corpuscoli e associazioni; alcuni appartengono al gruppo Vanguard America. Cantando slogan razzisti, molti contro gli ebrei, si erano radunati nei pressi di una piazza in cui si trova una statua del generale Lee. Sventolavano bandiere confederate per protestare contro il piano di rimozione della statua dell’icona sudista. Manifestazioni del genere vanno avanti da mesi, perché la destra razzista americana vede in Lee e nelle iconografie connesse un simbolo a memoria del passato (un passato che parla, per esempio, di schiavismo).

GLI SCONTRI, LE CONDANNE

Ogni volta che ci sono raduni del genere ci sono contro-manifestazioni, spinte da cittadini comuni (ma anche infiltrate da facinorosi). Durante una di queste, sabato, l’auto di James Alex Fields Jr ha colpito la folla. Per lui accuse di omicidio e lesioni volontarie: subito si è parlato di un suo collegamento con Vanguard America, ma l’organizzazione ha diffuso uno statement sostenendo che Fields non è un membro effettivo. Il dipartimento di Giustizia ha aperto un’inchiesta tramite l’FBI per terrorismo interno. E la definizione della vicenda è uno degli argomenti scabrosi, perché il presidente Donald Trump s’è rifiutato di chiamarla in tal modo, non ha nemmeno parlato di suprematismo bianco, e s’è attirato le critiche furiose del suo partito, i repubblicani, con eminenti senatori come Cory Gardner, Marco Rubio, Orrin Hatch, che lo hanno invitato a correggere il tiro (altri leader Rep hanno condannato l’attacco come razzista, per esempio Ted Cruz, che è molto conservatore). Per oggi, lunedì 14 agosto, è attesa una “grande conferenza stampa” presidenziale, e forse in quell’occasione Trump condannerà l’accaduto nei giusti termini, ma per il momento solo il capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale HR McMaster ha chiamato i manifestanti di Charlottesville col nome che loro stessi si danno (“suprematisti bianchi”), aggiungendo che sono “razzisti” e “nazisti”.

TRUMP E I NEO-NAZI

Il problema per Trump è che molti di coloro che hanno usato la rimozione della statua del generale Lee per manifestare l’odio contro il multiculturalismo negli Stati Uniti, la società aperta, e le ovvie politiche non discriminatorie dell’America moderna, sono proprio sostenitori di Trump. Per esempio, nell’estetica di Vanguard America, la polo bianca e pantaloni khaki, molti hanno aggiunto il cappellino rosso con la scritta “Make America Great Again”, motto già storico trumpiano: e guardarli sembrava di vedere copie del presidente a spasso sul green di Bedminster. Molti gridavano “Heil Trump!” (richiamo nazista evidente, ma va considerato che lo slogan di VA ricopia il “Blut und Boden” hitleriano: è “Blood and Soil”, sangue e suolo, e significa che solo chi ha sangue bianco può stare sul suolo americano.)

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A sinistra la prima parte della manifestazione di Charlottesville, venerdì 11 agosto; a destra Trump che gioca a golf

L’IMBARAZZO DELLA CASA BIANCA

Un’immagine che salta subito, troppo all’occhio: un imbarazzo per la Casa Bianca, peggiorato dalla mancata incisività nelle dichiarazioni di Trump che ha parlato di “odio e fanatismo” derivante “da tutte le parti” – in realtà gli scontri sono iniziati per mano dei fanatici di destra già durante una manifestazione attorno al campus universitario la sera precedente, e inoltre Trump nelle sue dichiarazioni non ha fatto nemmeno menzione dell’attacco terroristico con l’automobile. Per questo il giornalista di Npr David Folkenflik ha paragonato, con le ovvie e dovute proporzioni, la situazione attuale a quella dopo l’uragano Katrhina: stiamo tutti guardando verso la Casa Bianca come quella volta, ha spiegato Folkenflik. Molti pro-Trump online hanno cercato di diffondere la notizia che Fields fosse un Trump-Hater e fanatico sostenitore di Bernie Sanders (c’è un precedente violento di due mesi fa: l’attacco al campo da baseball, sempre in Virginia, di un fanatico di estrema sinistra a in cui fu ferito il parlamentare repubblicano Steve Scalise): non è così, tutto è stato frutto di uno scambio di identità spinto su Reddit. Anche perché Fields, ventenne dell’Ohio, è stato immortalato alla manifestazione, con in mano lo scudo di VA (la sua pagina Facebook è zeppa di richiami nazisti e like a pagine con banner come la runa Othila, quella che rappresenta la patria).

COSA FANNO QUELLI DI V.A.

Le visioni della destra estrema di VA, nata nel 2014 nella progressista California come split dall’internet-forum violento “Iron March”, si fondono con alcuni dei grandi temi cospirazionisti globali: per esempio, l’internazionale ebraica (quella del complotto giudaico-massonico, ormai diventato tra i topoi dello scherno) deve stare fuori dagli Stati Uniti, dice il manifesto del febbraio 2017 con cui l’organizzazione è praticamente uscita dalla sfera dell’alt-right per prendere una deriva nazista rivendicando la supremazia bianca degli europei che scoprirono l’America e promettendo una nuova splendente Era per la razza ariana. Fu una manifestazione simile a quella di questi giorni, in aprile, a Pikeville, Kentucky, a segnare il definitivo passaggio nel clan neonazista statunitense di VA, che entrò a far parte del Nationalist Front con il neo-Nazi Nationalist Socialist Movement e il Traditionalist Workers Party. A guidare Vanguard America è Dillon Irizarry, veterano militare che ha riunito attorno a sé qualche centinaia di persone accalappiate tramite la propaganda internet (molto su Twitter) – fascia di età maggioritaria: 18-24 anni. Irizarry, il cui motto personale è “il futuro è nella giovinezza” (richiamo fascista, ma d’altronde il simbolo del suo gruppo è un’aquila che tiene proprio un fascio tra gli artigli) si fa chiamare “commander“: alcuni adepti (parte iscritti ufficiali, parte semplicemente simpatizzanti come potrebbe essere il terrorista di Charlottesville) si presentano alle manifestazioni in tenuta paramilitare, portando con sé le proprie armi automatiche; gli altri, con quell’uniforme da free-time classico americano, marciano in stile militare durante le riunioni (per questo hanno dato particolarmente nell’occhio sabato 12). Sulla linea anche un’America “Muslim free”, ossia senza musulmani (aspetto che ricorda vagamente uno dei proclami di campagna elettorale di Trump).



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