Oggi 21 agosto iniziano le esercitazioni congiunte americane in Corea del Sud, che dal 2015 si chiamano Ulchi Freedom Guardian (UFG), e la notizia – oltre a una nuova collisione per un cacciatorpediniere della Settima Flotta del Pacifico – è che le truppe americane saranno solo 17 mila e cinquecento. Ossia meno dello scorso anno, quando erano 25mila. Siccome questo genere di attività militari, ritenute odiose dalla Cina, sono uno degli elementi che riscalda le tensioni con la Corea del Nord, il capo del Pentagono James Mattis ha sottolineato domenica che la riduzione del numero non è dovuta alla crisi nordcoreana: ossia, Washington non si sta piegando alle richieste di Pyongyang (e nemmeno a quelle di Pechino), ma ci sono meno uomini per una questione tecnica ha detto Mattis.
In un editoriale uscito domenica, il Rodon Sinmun, il giornale ufficiale del partito di governo nordcoreano, definisce queste esercitazioni come “l’espressione più esplicita dell’ostilità contro di noi” – in effetti sono progettate come test di combattimento contro il Nord. Domenica il capo del PACOM, l’ammiraglio Harry Harris, è arrivato a Seul: cosa che per i nordcoreani “aggiunge benzina al fuoco”. Yonhap, agenzia stampa sudcoreana, dice che Harris ha preso parte alla cerimonia del cambio di comando del suo omologo, supervisionerà una fase delle operazioni militari martedì, terrà incontri con il ministro della Difesa.
Sul tavolo ci sono contratti militari, e il viaggio del comandante segue di una sola settimana quello analogo del capo delle forze armate americane Joseph Dunford. Mentre anche la Deutsche Welle è andata nella provincia rurale sudcoreana dove è disposto il sistema anti missile americano Thaad a raccogliere le proteste degli abitanti che giornalmente si riuniscono in preghiera per chiedere una demilitarizzazione della loro terra, il presidente Moon Jae-in ha riaffermato pubblicamente, durante la cerimonia a cui domenica ha partecipato l’ammiraglio Harris, il suo impegno per riformare l’apparato militare sudcoreano anche nell’ottica di un riarmo. Val la pena ricordare che la Corea del Sud è uno dei più grossi acquirenti di armi americane.
Le dichiarazioni di Moon, quelle infuocata di due settimane fa uscite dalla Casa Bianca, l’inizio delle esercitazioni congiunte, sono componenti che turbano la momentanea fase di tranquillità – eufemismo – nordcoreana. Le esercitazioni UFG, che si prolungheranno fino al 31 agosto, potrebbero spingere Pyongyang a mostrare i muscoli: durante le manovre dello scorso anno per esempio testò un missile balistico da un sottomarino e poco dopo la conclusione effettuò un test nucleare; a marzo di quest’anno, durante altre esercitazioni congiunte tra americani e sudcoreani, il dittatore Kim Jong-un ha ordinato il lancio in mare di quattro missili a media gittata dicendo che era una prova di fuoco contro le basi statunitensi in Giappone.