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Uova e Fipronil, ecco che cosa si sa dei casi in Italia

BEATRICE LORENZIN, lea

Lo scandalo delle uova contaminate al Fipronil arriva in Italia. Nell’ambito dei controlli disposti dal Ministero della Salute, ieri è stato reso noto che sono state rinvenute tracce dell’ormai noto insetticida nei prodotti di due aziende italiane, una nelle Marche, ad Ancona, un’altra nel Lazio, a Roma. Contestualmente, la regione Lombardia ha informato di aver ritirato da un supermercato di Milano una partita di omelette surgelate prodotte con uova contaminate.

Di pari passo con la notizia, arrivano le rassicurazioni del Ministero della salute: non ci sarebbero pericoli per i consumatori perché la presenza del Fipronil, pur superando i valori limite, sarebbe “molto al di sotto dei livelli di tossicità acuta”.

I TRE CASI

Non sono stati diffusi i nomi delle aziende coinvolte nei controlli ministeriali: per ora si sa soltanto che il caso delle Marche riguarda un centro di imballaggio di uova e quello del Lazio un laboratorio di pasta all’uovo. Nel primo caso sarebbero contaminate le uova in guscio, nel secondo caso un prodotto già lavorato, nella fattispecie uova pastorizzate destinate al confezionamento di prodotti alimentari.
C’è poi la partita di omelette surgelate (si chiamano Atsuyaki Tamago e recano come data di scadenza il 16 febbraio 2018) sequestrata a Milano. In questo caso, ha comunicato l’assessore regionale lombardo al welfare Giulio Gallera, erano commercializzate dalla ditta International Trade Group, distributore dei tedeschi di Kagerr.

Giuseppe Ruocco, capo della Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti del Ministero della Salute, ha comunicato che le partite in cui è stata trovata traccia di contaminazione sono state ritirate e che altre analisi sono state disposte per risalire all’origine della contaminazione stessa.

COS’E’ IL FIPRONIL E COSA PROVOCA

Il Fipronil è un insetticida contro zecche e pulci, che tuttavia la legge proibisce di usare in animali destinati a uso alimentare. È considerato “moderatamente tossico” dall’Oms, e può provocare nausea, vomito ed epilessia. In grande quantità provoca danni a fegato, tiroide e reni. In realtà le autorità tendono a circoscrivere i rischi per la salute dell’uomo, perché l’intossicazione si verifica solo consumando alimenti ad alta concentrazione di Fipronil.

IL CASO IN EUROPA

Lo scandalo delle uova contaminate è scoppiato in Belgio e in Olanda alcune settimane fa. Sembra che il fipronil sarebbe finito nelle uova perché utilizzato, forse senza la consapevolezza degli allevatori, nei prodotti per disinfettare le aziende. Le autorità dei due paesi si sono reciprocamente accusate di aver nascosto le proprie responsabilità e ai primi di agosto è intervenuta la Commissione Europea, sollecitando una collaborazione. In Olanda, 180 allevamenti sono stati chiusi per motivi precauzionali e non è escluso che si debba procedere con la soppressione di milioni di galline.

I paesi potenziali destinatari delle uova contaminate sono numerosi: oltre all’Italia, ci sono Austria, Svezia, Irlanda, Lussemburgo, Germania, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Danimarca, Svizzera, Regno Unito e Hong Kong. La percentuale delle uova contaminate finite in commercio, però, non è alta. Secondo l’Autorità per la sicurezza del cibo del Regno Unito, sarebbero lo 0.0001% delle uova che quel paese importa ogni anno.
In ogni caso la contaminazione ha reso necessari i controlli, che l’Italia ha svolto a campione. Il Ministero ha informato che le positività sono finora 2 su 114 prodotti analizzati, ma ci sarebbero altri 200 campioni ancora da analizzare.

LE RICHIESTE DEI CONSUMATORI E COLDIRETTI

Le associazioni dei consumatori hanno chiesto chiarimenti, in particolare i nomi delle aziende interessate e le destinazioni dei prodotti nella catena commerciale. Coldiretti, dal canto suo, ha voluto precisare tramite il suo presidente Roberto Moncalvo che “lo scandalo delle uova contaminate con l’insetticida riguarda esclusivamente quelle importate dall’estero”. Moncalvo ha esortato i consumatori a controllare la provenienza delle uova (indicata sul guscio). Il codice, che dovrebbe essere presente su tutte le uova commercializzate in Italia, è così composto: la prima cifra indica la modalità di allevamento (0 biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 in gabbia). Segue la sigla del paese d’origine (IT per l’Italia), il codice Istat del comune, la Provincia e il codice dell’allevatore.

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