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Meeting Rimini, tutte le capriole di Comunione e liberazione sullo Ius soli

Prima era no, poi forse. Adesso è sì. Nelle piscine della Fiera di Rimini si battezza lo Ius soli. Pazienza se qualcuno del “popolo” ancora non è convinto. Intanto i vertici del Meeting tirano la volata alla legge in discussione al Senato sulla cittadinanza agli stranieri. Si vedrà con quali ragioni Giorgio Vittadini darà l’annuncio, previsto dalle colonne del giornale dei vescovi Avvenire.

I MOTIVI DELLA PIROETTA

Parlando al Corriere della Sera appena dopo Ferragosto, a domanda se fosse necessario spingere sullo Ius soli, il presidente della Fondazione per la sussidiarietà chiariva: “La priorità è il lavoro”. E siccome non c’è ciellino senza un riferimento all’esperienza, Vittadini portava l’esempio della badante moldava dei genitori, più preoccupata, raccontava, “del lavoro e del mutuo che della cittadinanza”. Ora, trapela in Fiera, la virata. Del resto, ha precisato il Vitta a conclusione di un incontro mercoledì mattina: “L’uomo intelligente cambia idea. Le teorie cambiano guardando gli esempi”. A quali esempi ha guardato? Sicuramente a Papa Francesco. Anche se la conversione pare meno improvvisa di quanto appaia. È piuttosto il frutto di un percorso studiato e diritto. Terreno preparato con cura, a cominciare da una delle mostre clou del Meeting, dedicata, guarda un po’, alle “nuove generazioni” e ai volti “giovani dell’Italia multietnica”.

LE TAPPE DELLA CONVERSIONE

Il Meeting numero 38 ha appena un giorno quando viene pubblicato il messaggio di Francesco per la Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato. Un messaggio che promuove lo Ius soli. Vero: mai Bergoglio ha citato la legge italiana. E ci mancherebbe: il Papa sempre si rivolge al mondo e lui, ha detto più volte, “non si immischia” nelle faccende interne di un Paese. Ma non si vede come non si possa applicare anche al dibattito nostrano l’affermazione pontificia sulla necessità di un’offerta “di cittadinanza slegata da requisiti economici e linguistici e di percorsi di regolarizzazione straordinaria per migranti che possano vantare una lunga permanenza nel paese”. Probabilmente aveva in mente soprattuto altre situazioni in altri Paesi del sud del mondo. Ma il messaggio è passato anche in Italia.

SORPRESA FRANCESCO E DIFFERENTI ANALISI

Robi Ronza, per anni portavoce di sahariana vestito del Meeting di Rimini, sul sito tradizionalista La nuova bussola quotidiana ha parlato di “equivoco e malafede” da parte della stampa nel mettere in pagina a Bergoglio parole che non ha scritto. Un altro ciellino di lotta come Luigi Amicone, fondatore di Tempi, si domanda sul sito del settimanale se davvero Francesco abbia aperto allo Ius soli. Pure dentro al Meeting sono sobbalzati. Giorgio Paolucci, già vicedirettore di Avvenire, è il curatore della mostra sui figli di immigrati nati in Italia. Conversando martedì con Formiche.net ha contestato la lettura data dai giornali alle parole di Francesco: “Ha parlato della apolidia e di come evitarla”. Differenti punti di interpretazione. Legittimi e non interessati, dal momento che Paolucci è un sostenitore della legge. Precisava: “È una mia posizione personale, non quella del Meeting”. Che però oggi la fa propria.

IL LA DI GENTILONI, L’APPASSIONATA FEDELI

L’itinerario verso l’endorsement ha avuto tappe influenti in Riviera. Domenica, inaugurando il Meeting, il premier Paolo Gentiloni (non) parlando di Ius soli aveva precisato di “non avere paura di riconoscere i diritti e i doveri per chi nasce e studia in Italia”. Martedì il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli intervenendo sui giovani e le sfide della società multietnica ha distillato il suo pensiero: senza approvare la legge “diventerà più complicato parlare di integrazione a scuola”.

ARRIVA ALFANO. E ANCHE IL MINISTRO, PARE, CAMBIA IDEA

Chissà se è un caso. L’annuncio della posizione del Meeting sullo Ius soli cade nel giorno dello sbarco a Rimini di Angelino Alfano, amicissimo della kermesse. Mercoledì mattina un retroscena firmato da Laura Cesaretti sul Giornale ha dato conto di una presunta conversione in nome della realpolitik. Nei mesi scorsi il ministro degli Esteri era perplesso. Ma adesso i ventiquattro voti dei centristi sarebbero pronti, a fronte di garanzie da inserire nella legge di stabilità con misure su impresa e famiglia, care ad Alternativa popolare. E non meno al Meeting. Poi, insomma: come si fa a dire di no al Papa?

VITTADINI RISPONDE AI CRITICI

Vittadini mercoledì ha risposto a chi, come Fabio Martini sulla Stampa, ha parlato di normalizzazione di un Meeting che ha perso il sangue ribelle e “fatica ad esprimere una diversità culturale, ecclesiale, politica”. E ha replicato al fuoco amico di una certa Cl storica. Vedi Roberto Formigoni, che ha decretato: “Il Meeting non ha nulla da dire”. O lo stesso Amicone: “Mi piacerebbero posizioni più decise. Vorrei che si superasse questa melassa che non consente più di dare risposte”. Assuntina Morresi, nome di riferimento in Comunione e liberazione, è persino andata oltre: “Al Meeting da anni non trovi una proposta originale di giudizio”. La causa? Impietosa: “Cl è mutata nella sua anima”.

LE MELE DI GIORGIO

Ci sono le mele nella replica di Vittadini. Quelle di Isacco Newton: “Gli è caduta una mela in testa e non se l’è presa con il contadino, ma ne ha fatto una legge universale. Dobbiamo fare come lui”. “Le scoperte – scandisce – sono nate guardando la realtà che modificavano il pensiero precedente. Le teorie si cambiano guardando gli esempi”. Appunto: gli esempi. Che è un altro nome per “testimoni”. Categoria utilizzatissima nel Movimento e a Rimini. Soprattutto quest’anno, sono testimoni istituzionali. E se le istituzioni civili sono a maggioranza Pd, il Meeting si fa coinvolgere.

MATERASSI E IDENTITÀ FLUIDA

Sarà che in questa estate pare che Papa Francesco a Santa Marta stia approfondendo il pensiero di Zygmunt Bauman per meglio comprendere la “società liquida”, Vittadini così tratteggia le identità: “Stiamo assistendo a un cambiamento d’epoca. E in questo cambiamento l’identità non è uno schieramento”. Gli uomini che cambiano le cose sono quelli che “cercano la verità e non hanno la verità in tasca”. Paolucci ha titolato un suo intervento “Il tempo dell’identità arricchita”. “Il mondo è il dialogo. Il mondo delle ideologie è finito – si accalora Vittadini – Quando ascolto uno al Meeting finisco un po’ dalla sua parte. Ed è giusto così. Dicono che sono un materasso? Meglio di un muro, perché sul materasso si rimbalza, sul muro ci si picchia la testa”. Che sembra la firma della prefazione all’apertura ufficiale sulla cittadinanza.

CIELLINE SOTTOLINEATURE

Si può forse scommettere che l’ok allo Ius soli sarà dettagliato dal Meeting con sfumature e accenti propri. Un anticipo è arrivato dagli incontri che si tengono negli spazi della mostra sui volti giovani dell’Italia multietnica. E dalle parole del suo curatore: “La cittadinanza non basta. Dobbiamo insistere sulla vera integrazione, e questa non la si fa solamente con un pezzo di carta”. Queste nuove generazioni esprimono “un desiderio di appartenenza”. Come Agie, di origine cinese, che ha aperto una ravioleria nel cuore della Chinatown milanese, utilizzando prodotti del territorio: “Una ricetta 100% cinese e ingredienti 100% italiani”. “Questi giovani – ricorda Paolucci – fanno i conti con due tradizioni, quelle dei genitori e quelle della terra in cui vivono. Guardano il passato e il presente”. Sono un po’, par di capire, i simboli del Meeting che punta al riguadagnare l’eredità dei padri per possederla, tanto da averne fatto il titolo dell’edizione. Come lo si declinerà nel giudizio culturale, da e per Cl? In fondo una delle mostre più visitate di questo Meeting recita: “Il passaggio di Enea”. Enea che porta sulle spalle il vecchio padre Anchise è indicata in Fiera come icona di chi riguadagna l’eredità del passato. Ma Enea è anche chi parte verso l’ignoto per fondare una nuova civiltà. Viaggio che il Meeting delle identità arricchite ha intrapreso alla lettera.


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