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Tim-Telecom Italia, ecco come Vivendi e il governo si preparano alla resa dei conti

Vincent Bolloré Tim

Tra Vivendi e il governo italiano si avvicina il momento di scoprire le carte sull’affare Telecom. Con i primi che in queste ore si apprestano a fornire chiarimenti sul controllo dell’ex monopolista e i secondi che serrano le fila in vista di una possibile applicazione della golden power, lo strumento in mano al governo con cui blindare le aziende considerate strategiche.

L’ACCELERAZIONE A LUGLIO

Tutto è iniziato alla fine di luglio quando il gruppo francese guidato dal finanziere bretone Vincent Bollorè, già azionista di controllo al 23,6% di Telecom, ha optato per una nuova sterzata sul gruppo di tlc, annunciando “l’inizio dell’attività di direzione e coordinamento” di Tim da parte di Vivendi. In altre parole, un deciso rafforzamento dei francesi dentro Telecom, materializzatosi da lì a poche ore con il cambio al vertice: via l’ad Flavio Cattaneo per far posto all’uomo di fiducia e braccio destro di Bollorè, Amos Genish.

UNA ROTTURA COL PASSATO

Nei fatti, la stretta di Vivendi su Telecom ha comportato che anche nell’operatività quotidiana (per esempio nei rapporti con i fornitori terzi) i due gruppi, Telecom e Vivendi, marcino all’unisono, coordinati da Parigi. Un qualcosa che, dalla privatizzazione in poi dell’ex monopolista (1997) non era mai successo. Per questo il governo, con ogni probabilità indispettito anche dall’atteggiamento di Telecom in mano francese tenuto in occasione delle gare per la banda larga (qui il focus di Formiche.net), ha sollevato una questione: Vivendi avrebbe dovuto preventivamente notificare l’avvio della direzione e coordinamento a Palazzo Chigi. Ma non lo ha fatto.

CHE COSA (NON) HA FATTO BOLLORÈ

Ai primi di agosto il governo italiano è passato dunque all’attacco, nel bel mezzo di un’altra, ennesima crisi industriale italo-francese, quella relativa all’affare Fincantieri-Stx (anche se dall’esecutivo hanno più volte escluso ogni ipotesi di ripicca). Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha infatti deciso di far un’istruttoria su Vivendi per valutare la possibile applicazione della normativa golden power, chiamando in causa un comitato di esperti. Due cose vuole capire il governo: primo, se l’acquisizione del controllo e dell’attività di direzione di Telecom da parte dei francesi abbia un impatto su un ganglio vitale per l’Italia come la rete per le telecomunicazioni. Secondo, se, in capo al gruppo guidato da Bolloré, c’era un obbligo di notifica a Palazzo Chigi del mutato controllo sulle attività strategiche in mano all’ex monopolista del telefono.

LA RISPOSTA FRANCESE

Dalle prime indiscrezioni circa le memorie di Vivendi, si apprende più o meno questo: a luglio non c’è stato nessun mutamento di proprietà (Vivendi non si è avvicinata alla soglia Opa) e nessun mutamento degli asset strategici. Dunque, nessun obbligo di notifica all’esecutivo. Parigi punta quindi a precisare che la “direzione e il coordinamento”, il conferimento di deleghe operative al presidente Arnaud de Puyfontaine (che è pure ad di Vivendi) e la nomina di Genish a direttore generale non comportano alcun obbligo di notifica al governo, perché non rientrano nelle condizioni della legge. Non solo. Vivendi punta a chiarire che  suo 23,9%, non controlla Tim né di diritto (servirebbe più del 50%), né di fatto, in quanto non può contare sulla certezza della maggioranza in assemblea.

IL PARERE DEI GIURISTI

Tesi sostanzialmente accolta da due giuristi come Sabino Cassese e Andrea Zoppini, per i quali, si legge in un parere inviato a Palazzo Chigi, la mossa di Vivendi a fine luglio “costituisce esclusivamente una forma di gestione dell’impresa, potremmo dire attiva e di più marcata influenza sulle decisioni degli amministratori” ma “non sottende un mutamento della titolarità del controllo, né un’alterazione degli assetti proprietari”. Insomma nessun obbligo di notifica. Inoltre la presenza di Vivendi in Tim non pregiudica in nessun modo gli interessi strategici italiani in materia di rete tlc.

LA FRETTA DI CALENDA

Il governo però ha una certa fretta di capire se c’è spazio di manovra per la golden power. Ieri intervenendo al Meeting di Rimini Calenda ha annunciato la chiusura delle verifiche del comitato sulla golden power per fine mese, con annessa pronuncia finale. Allora e solo allora si saprà se i francesi hanno giocato sporco oppure no.



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