Da quando la testa di Steve Bannon, capo stratega ultraconservatore della Casa Bianca fin dall’insediamento di Donald Trump, è andata ad aggiungersi a quelle degli altri collaboratori defenestrati negli ultimi mesi, fra gli opinionisti americani e non ha cominciato a prendere terreno la tesi secondo cui la presidenza Trump sarebbe stata “normalizzata”.
Nel manipolo dei “normalizzatori” impegnati a rendere la linea del Tycoon più presidenziale ci sarebbero militari come il segretario della Difesa James Mattis, il capo di Gabinetto John Kelly, il generale H.R. McMaster. Ma anche civili come i “newyorkers” Jared Kushner e Ivanka Trump, o come il segretario del Tesoro Steven Mnuchin. Formiche.net ha chiesto a Edward Luttwak (nella foto), esperto internazionale di strategia militare e consigliere del Pentagono, quanto è rimasto oggi di trumpiano nella politica estera della Casa Bianca.
Professor Luttwak, è vero che i collaboratori di Trump stanno riuscendo a normalizzare la sua presidenza?
Il cambiamento di personale alla Casa Bianca dimostra indubbiamente che c’è una normalizzazione in corso, ma è una questione di stile, non di contenuto. Il contenuto è Trump.
Eppure c’è chi vede lo zampino dei generali alla Casa Bianca dietro il recente annuncio di Trump di voler aumentare le truppe in Afghanistan…
L’annuncio in Afghanistan è una questione sociologica. I generali Mattis, Kelly e McMaster hanno fatto carriera in due guerre fallite: quella in Iraq e quella in Afghanistan. Loro non sono disposti ad accettare il fatto che la loro carriera militare è stata dominata da campagne fallite, impossibili, dove le popolazioni rifiutano il progresso e la cooperazione con gli USA. In un sondaggio recente è stato chiesto agli afghani se vogliono il progresso o la Sharia: il 99% ha votato per la seconda.
Quindi è vero che i generali hanno pesato sulla decisione del Pentagono?
Lo ha ammesso pubblicamente anche Trump: lo hanno persuaso, contro i suoi istinti, a provare a fare qualcosa di più su piccola scala, parliamo di poche migliaia di truppe più qualcuna della NATO. L’istinto di Trump sarebbe stato quello di uscire. Io sono dell’idea che bisogna restituire questi paesi alle proprie popolazioni, che sanno benissimo come trovare un loro equilibrio.
E con la Russia non le sembra che Trump sia passato dalle aperture in campagna elettorale all’aumento delle sanzioni, le ultime delle quali alle aziende che fanno affari con la Corea del Nord?
Trump non ha cambiato idea. I democratici, per il solo scopo di lottare contro Trump, hanno deciso di fare i maccartisti, di continuare la guerra fredda, di fare una persecuzione di qualsiasi persona con qualsiasi legame con Trump o che abbia incontrato qualsiasi russo per qualsivoglia ragione. Per questo sono in procinto di andare a Vladivostok: solo per irritarli, così possono dire che un consulente di Trump al Pentagono se ne va in Russia.
Perché l’establishment americano sembra voler mantenere alta la conflittualità con Mosca?
Non è l’establishment, è il Partito Democratico. Nel disperato tentativo di arrivare all’impeachment con Trump, stanno facendo di tutto ogni giorno per costruire la tesi ridicola secondo cui lui sarebbe l’agente di Putin.
Veniamo ai rapporti diplomatici con la Cina. La linea del pugno duro è di Trump o di una parte dell’establishment?
Anche la linea con la Cina è di Trump. Sotto Obama, i nordcoreani hanno fatto quattro detonazioni nucleari senza nessuna reazione americana apparte chiacchere e lamentele. Con Trump si apprestavano a fare la quinta, e lui ha detto ai cinesi che, qualora facciano una quinta detonazione e continuino a commerciare con la Corea del Nord, gli Stati Uniti cesseranno di commerciare con la Cina. Xi Jinping ha reagito immediatamente, e ha bloccato questa detonazione che infatti non è ancora avvenuta.
Come mai allora in questi mesi sono rifioriti gli accordi di libero scambio fra Washington e Pechino? Penso all’export di manzo in Cina, all’importazione del pollame cinese, all’accordo bilaterale sul riso…
Certo, c’è un’attività di negoziato commerciale. Ma in questa attività gli americani vogliono un nuovo regime per la proprietà intellettuale, e soprattutto vogliono che i cinesi abbandonino la pratica delle joint ventures. Questa era un’eccezione che i cinesi hanno ottenuto quando hanno firmato il Trattato sul commercio globale, perché erano poveri e arretrati. Ormai non sono più né l’uno né l’altro. Trump è dispostissimo a chiudere il commercio con la Cina, gli altri solo all’idea impallidiscono e svengono.
C’è un’altra promessa di Trump che non è ancora stata mantenuta. Quella di lasciar perdere l’“obsoleta” Nato. Adesso le cose sembrano cambiate, e per il piano in Afghanistan serviranno alcune truppe dell’organizzazione…
Negli ultimi anni gli europei sono venuti a Washington a strillare di avere il terrore dei russi. Allo stesso tempo hanno firmato un accordo promettendo di cominciare a spendere qualche lira nel settore militare. Quasi tutti gli europei hanno violato l’accordo, che prevedeva uno sforzo militare minimo di spendere almeno il 2% nel PIL. Ma il 2% vero, non mettendoci dentro le pensioni. I tedeschi piagnucolavano di non avere i soldi, perché hanno accolto un milione di immigrati.
E quindi?
Quindi lo scenario in Europa è questo: gli europei vanno a mangiare il gelato, se poi succede qualcosa arrivano le truppe americane e ci pensano loro. Io ad esempio non ho visto nessun tentativo di aiutare l’Ucraina. Ci sono ancora centinaia di migliaia di soldati in Europa occidentale che si stanno annoiando da morire nelle varie caserme. Almeno centomila dovrebbero andare in Ucraina per stabilizzare la situazione, lì c’è una guerra in corso.
Perché l’accordo sul nucleare con l’Iran lasciato in eredità da Obama è ancora in piedi, dopo che Trump aveva minacciato di smantellarlo?
Trump vorrebbe annullare l’accordo, ma non lo fa perché è terrorizzato che la Mogherini lo sgridi (Luttwak ride, ndr). L’accordo è fra russi, cinesi, americani e europei. Ed è un accordo fatto dal governo americano, se cambia il governo non si può ripudiare tutto quel che c’è stato prima. Ad ogni modo gli iraniani sanno che adesso ci sono aeroplani americani che volano sulla Siria: se gli iraniani fanno qualcosa di sbagliato in Siria, gli americani li bombardano, e lo stesso vale per il Golfo Persico.
A proposito di Golfo Persico: qual è la vera linea Trump nella diatriba che vede scontrarsi i sauditi con il Qatar?
Trump ha chiesto ai sauditi di smetterla di appoggiare gli estremisti. Avevano già abbandonato i Fratelli musulmani, ora è arrivato il momento di abbandonare gli altri. I sauditi hanno aperto un fronte con il Qatar perché continua a finanziare i terroristi e non lo mollano finché non si arrende.
In questi giorni il genero di Trump Jared Kushner, uno dei presunti “normalizzatori” della Casa Bianca, è in missione in Medio Oriente a seguito di una delegazione. Che risultati prevede?
Jared Kushner è il rappresentante personale di Trump. Trump a livello personale ha perso potere nella sua amministrazione, e Kushner di conseguenza. Dunque quello che era un negoziato già improbabile è diventato ancora più improbabile. Ora si trova lì ma le probabilità di successo sono poche, perché lui rappresenta soltanto Trump, e adesso Trump è indebolito.