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Ecco come Putin prende posizioni anti-Trump sulla Corea del Nord

putin russia

Venerdì il presidente russo Vladimir Putin ha fatto uscire sul sito del Cremlino il suo messaggio di benvenuto per l’inizio del vertice dei Brics di Xiamen. L’incontro delle più grandi economie emergenti del pianeta si terrà in Cina il 4 e 5 settembre, e visto il contesto regionale non c’era occasione migliore per Putin di dire la sua sulla crisi nordcoreana.

Mosca non ha troppe carte da giocare sul dossier, ma il leader russo sa che la situazione che si sta creando attorno a Pyongyang ha spazi che le visioni alternative all’Occidente post-Seconda Guerra Mondiale come le sue possono riempire.

Scrive Putin: “Devo dire alcune parole sulla situazione della penisola coreana, in cui le tensioni sono cresciute di recente e la situazione sta in bilico sull’orlo di un conflitto su vasta scala. La Russia ritiene che la politica di mettere pressione su Pyongyang per fermare il suo programma di missili nucleari sia errata e inutile. I problemi della regione dovrebbero essere risolti solo attraverso un dialogo diretto di tutte le parti interessate senza alcuna precondizione. Le provocazioni, la pressione e la retorica militarista e insultante sono una strada senza fine”.

Putin vuole ricavarsi un ruolo nella crisi con l’obiettivo di portare la Russia al centro di un’altra dinamica globale. E per farlo sceglie di contestare la posizione tenuta dagli Stati Uniti finora (e con finora si intende sia dall’amministrazione Obama che da quella attuale guidata da Donald Trump, che appena un giorno ha fa ha dato l’ordine di mostrare di nuovo i muscoli davanti al Nord, mandando una flotta di bombardieri a simulare un attacco a Pyongyang in un poligono sudcoreano; show of force che però, tanto quanto la pazienza obamiana, sembrano non far cambiare la rotta politico-strategica alla satrapia dei Kim).

“La Russia e la Cina hanno creato una tabella di marcia per un accordo sulla penisola coreana che è stato progettato per promuovere la progressiva distensione delle tensioni e la creazione di un meccanismo per una pace e una sicurezza duratura”, aggiunge il presidente russo, marcando anche il distacco tra il suo approccio – di concerto con la Cina – e quello tenuto da Washington, che invece sta pressando Pechino in vari modi perché freni Kim Jong-un.

Questa linea seguita da Putin è piuttosto classica: il presidente russo gode nel mettere all’indice le politiche occidentali, americane ed europee, e a prendere posizioni diametralmente opposte. Allo stesso tempo, il rapporto tra Washington e Mosca è ai ferri corti, e questo crea lo scenario inasprito: giovedì 31 agosto gli americani hanno annunciato la loro rappresaglia diplomatica contro l’espulsione di dozzine di funzionari che lavoravano sul territorio russo chiudendo il consolato di San Francisco. Inoltre negli ultimi mesi, aziende e persone singole cinesi e russe sono state colpiti da sanzioni americane perché ritenute in collegamento con i commerci illeciti che portano introiti al regime nordcoreano.

Il dossier Pyongyang diventa, con tutta la sua delicatezza, anche un altro territorio di confronto tra Russia e Stati Uniti, con l’enorme peso del gigante cinese in mezzo.

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