Secondo i dati raccolti dagli osservatori giapponesi e sudcoreani, la Corea del Nord ha condotto un nuovo test atomico, poi confermato dalla televisione di stato di Pyongyang da una dichiarazione letta dall’ormai famosa anchor-woman del regime Ri Chun-hee.
LE REGISTRAZIONI SISMICHE
Due scosse sismiche sono state registrate intorno alle 12,30 (ora locale) di domenica 3 settembre nei pressi del noto sito atomico di Punggye-ri, nella regione settentrionale. Il primo terremoto è stato di magnitudo tra 5.6 e 6.3, e dalle caratteristiche della registrazione i tecnici sudcoreani lo hanno definito da subito “antropico”, ossia indotto da un’esplosione, e coincidente con i parametri delle onde prodotte da una deflagrazione atomica; il secondo, qualche minuto dopo, è stato di intensità minore e potrebbe essere collegato al crollo del tunnel per collasso della cavità in cui è avvenuto il test. Anche i geofoni dello USGS americano hanno segnato le scosse, mentre nelle fascia meridionale cinese (quella confinante con il Nord) sono suonate le sirene degli allarmi anti-atomici. Da aprile, a Okinawa, in Giappone, c’è anche un WC-135C Constant Phoenix, un areo che ha degli strumenti in grado di raccogliere campioni d’aria per individuare anche minime quantità di radiazioni e dunque verificare se la detonazione atomica c’è stata, che dovrebbe essere messo in volo per riportare dati.
LA CRISI
Si tratta del sesto test nucleare della storia nordcoreana, il primo da quando è in carica il presidente americano Donald Trump, ed è importante abbinare le due circostanze perché Washington, sotto la guida del nuovo capo di stato repubblicano, ha innalzato al massimo il livello di minaccia di Pyongyang e ha portato il dossier all’attenzione internazionale. Negli ultimi mesi ci sono stati toni molto duri da parte della Casa Bianca, spesso bilanciati dalla maggiore ponderazione usata dai dipartimenti di Stato e Difesa, ma la provocazione del saggio atomico, nel giorno del Labor Day americano, potrebbe (e dovrebbe) essere una di quelle linee rosse di cui l’amministrazione americana non accetta il superamento. La reazione americana e internazionale comunque non è facilmente prevedibile, anche perché un eventuale attacco militare si porterebbe dietro le rappresaglie catastrofiche del Nord contro la Sud Corea.
LA CINA E L’ONU
I governi di Seul e Tokyo hanno già detto di non tollerare questa nuova sfida da parte di Kim Jong-un, sul quale pesa da anni una risoluzione Onu che vieta i test atomici, quelli missilistici (eseguiti con una cadenza periodica e molto fitta in questo ultimo anno), e in generale il proliferare del programma nucleare. È già stata richiesta la convocazione d’urgenza di un’assemblea straordinaria del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite: la riunione potrebbe essere importante per comprendere la postura che Russia, e soprattutto Cina, prenderanno a seguito dell’accaduto. Pyongyang è un vettore, clandestino e incontrollabile, con cui Pechino marca il suo contrasto all’Occidente, per questo i cinesi sono i primi a essere chiamati in causa per risolvere la crisi nordcoreana: il governo cinese ha detto nei mesi passati che un nuovo test nucleare si sarebbe portato dietro “conseguenze serie” per Pyongyang.
IL TEST ERA ATTESO DA TEMPO
Da diversi mesi si attende questo nuovo test atomico del Nord. Gli esperti e i governi hanno più volte segnalato attività preparatorie nei pressi Punggye-ri, sia attraverso le osservazioni dei satelliti open-source sia da raccolte-dati più sofisticate. Inoltre, considerando che l’ultimo esperimento nucleare è avvenuto a settembre del 2016, si sapeva che era giunto di il momento per Pyongyang di effettuare una verifica sulle evoluzioni tecnologiche ottenute nel corso di quest’ultimo anno. Le osservazioni degli ultimi giorni avevano fatto pensare che la prova fosse imminente.
Da tempo si parla della possibilità che il Nord abbia raggiunto la miniaturizzazione della testata, ossia ciò che rende una bomba trasportabile attraverso un missile balistico (e anche sui vettori missilistici si sono viste diverse evoluzioni, anche se alcuni analisti ritengono le forze strategiche nordcoreane inaffidabili). Sabato sono state diffuse dal regime delle immagini di Kim che osserva ciò che viene descritto come una bomba atomica a idrogeno in grado di essere montata su un missile (nella foto). Se effettivamente è stata testata una bomba H, come dichiara il regime nordcoreano, si tratta di un’evoluzione molto importante: quella a idrogeno, termonucleare, è la più potente e tecnologica della bombe atomiche. Se tutti gli sviluppi registrati negli ultimi due mesi sul programma atomici nordcoreano fossero confermati da analisi indipendenti (e non dalle dichiarazioni intrise di propaganda del regime), significherebbe che la Corea del Nord è in grado di montare una bomba H su un missile che può raggiungere il territorio americano (come quelli testati a luglio).
#NorthKorea‘s H-Bomb: This is what a 1 Megaton #NUKE would do to Tokyo, according to a screenshot from Nukemap https://t.co/zKc0gEeWfY pic.twitter.com/VrNc4JVcdK
— Martin Koelling (@martin_koelling) 3 settembre 2017
(Foto: KCNA)