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Elezioni Sicilia, ecco cosa indicano i sondaggi riservati su Musumeci, Cancelleri e Micari

In Sicilia – dove i cittadini saranno chiamati alle urne il 5 novembre prossimo per eleggere il successore di Rosario Crocetta – si profila un testa a testa dagli esiti quantomai incerti tra MoVimento 5 Stelle e centrodestra. Molto più indietro appare, invece, il Pd che – oltre al naturale logoramento dovuto a questi 5 anni di governo, per di più ritenuti da molti non esaltanti per usare un eufemismo – rischia di pagare a caro prezzo la frattura a sinistra con Articolo 1 e pare, almeno in questo caso, anche con Giuliano Pisapia.

QUEI SONDAGGI RISERVATI

La fotografia emerge da alcuni sondaggi riservati che stanno circolando tra le forze politiche negli ultimi giorni. Allo stato attuale il candidato che può contare sul maggiore numero di voti potenziali sarebbe il pentastellato Giancarlo Cancelleri che si attesterebbe intorno al 25% delle preferenze. Qualche punto più in basso – circa al 22% – si collocherebbe, invece, Nello Musumeci (nella foto) che dopo mesi di estenuanti trattative è riuscito a far convergere sul suo nome tutto il centrodestra vecchie maniere, Angelino Alfano a parte. Se i consensi del momento premierebbero i cinquestelle, i margini di crescita dei due candidati vedrebbero, invece, prevalere l’ex presidente della Provincia di Catania: secondo le rilevazioni, infatti, Musumeci potrebbe arrivare ad ottenere fino al 40%, mentre si stima che il movimento non possa spingersi oltre il 33%. Sondaggi da prendere con le pinze ovviamente, ma che la dicono lunga sul clima che si respira nell’isola oggi, a campagna elettorale di fatto non ancora avviata.

LE DIFFICOLTA’ DI ALFANO

Strada in salita, dunque, per il rettore dell’Università di Palermo Fabrizio Micari, sostenuto da Partito democratico e Alternativa popolare. Proprio il partito di Alfano – a lungo conteso da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi in Sicilia – appare in questa fase in difficoltà per via dei malumori che la scelta di schierarsi nell’ambito del centrosinistra ha creato tra molti dirigenti di livello nazionale e locale. Tra i parlamentari si registrano critiche e distinguo da parte di tre siciliani doc: Salvatore Torrisi, Bruno Mancuso e Pippo Pagano. Tutti e tre senatori e tutti e tre con più di un piede fuori dal partito, che dopo questi anni di governo con il Pd avrebbero voluto ricollocare nel centrodestra a partire dal prossimo voto siciliano. “In questo modo Ap diventa una succursale del Pd: le elezioni siciliane potevano costituire l’occasione per rimettere insieme Udc, Forza Italia e tutti coloro che si rifanno ai popolari europei“, ha commentato ad esempio qualche giorno fa Torrisi. E le cose non vanno meglio neppure dal punto di vista locale, dove non mancano i dubbi e gli addii, semplicemente minacciati o già effettivi. E’ il caso ad esempio del coordinatore regionale Francesco Cascio che si è preso una settimana di tempo per decidere e di Giovanni Lo Sciuto. Ma pure di Pietro Alongi che ha salutato Alfano ed è andato nell’Udc, a cui ha già aderito Gaetano Cani, ex deputato regionale dei Centristi per l’Europa di Pier Ferdinando Casini, i quali sono invece schierati al fianco di Micari. Una fuga che sta inevitabilmente favorendo il partito di Lorenzo Cesa – assai attivo in questa fase al punto di ricostituire il gruppo all’interno dell’Assemblea regionale siciliana – e Forza Italia, in cui si prepara a entrare il messinese Nino Germanà. Alfano può comunque consolarsi con la presenza al suo fianco del sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione, considerato una macchina da voti nella zona di Catania dov’è stato anche presidente della Provincia. L’impressione – ha dichiarato a Formiche.net una fonte che ben conosce le questioni siciliane – è che a parte Agrigento, tradizionale feudo alfaniano, e Catania, per via della presenza di Castiglione, “gli elettori di Alternativa popolare siano naturalmente portati a votare per il centrodestra“. E, quindi, per Musumeci.

LE DIVISIONI A SINISTRA 

Sicuramente qualche voto a Micari lo porterà un cavallo di ritorno come Fabrizio Ferrandelli che dopo essere stato eletto in Assemblea regionale con il Pd nel 2012, aveva corso alle ultime amministrative di Palermo come candidato del centrodestra. Ora il ritorno nel centrosinistra dopo un lungo incontro chiarificatore con Matteo Renzi e nonostante gli screzi dell’ultima campagna elettorale con l’avversario Leoluca Orlando, riconfermato a furor di popolo sindaco del capoluogo siciliano e grande sponsor della candidatura di Micari. Per il quale i problemi arriveranno non solo dal centro ma pure da sinistra. L’ipotesi di un ticket con l’euro-parlamentare di Alternativa popolare Giovanni La Via non è riuscita per ora a fermare la fuga di molti dirigenti centristi in direzione centrodestra e ha pure contribuito a invelenire ancora di più il clima con la sinistra-sinistra. Anche con quella di Pisapia che stando alle ultime notizie si sarebbe risolto a non sostenere Micari. “Ipotizzando un ticket con l’eurodeputato di Ap Giovanni La Via, ha rafforzato l’asse con Alfano e smarrito il profilo civico“, ha commentato l’ex sindaco di Milano in un articolo pubblicato da La Stampa nel quale si afferma che lo stesso Pisapia, a questo punto, potrebbe rimanere fuori dalla contesa siciliana. Ormai sempre più stretto in un imbuto, con la missione impossibile di creare un ponte tra Renzi e gli scissionisti di Mdp, ai quali pure non ha risparmiato critiche: “In Sicilia c’è il rischio che vadano verso una Cosa rossa, una battaglia minoritaria“. Il candidato bersanian-dalemiano Claudio Fava ormai è in campo e, pare, ci rimarrà, con un obiettivo ben preciso in testa: danneggiare il più possibile il Pd e soprattutto il suo segretario. Il quale ieri è sbarcato in Sicilia per una due giorni di incontri e dibattiti. Si vocifera che Renzi al momento non sia affatto convinto della possibilità di recuperare il terreno perso e che nell’Isola ci metterà la faccia ma non troppo. Il risultato politico a cui appigliarsi si dice che pensi di averlo già raggiunto: aver evitato che il governatore uscente Crocetta si candidasse in autonomia contro il Pd, eventualmente pure appoggiato da Articolo 1. Semmai ora dalle parti del Nazareno dovranno superare “l’imbarazzo” di annoverare nella coalizione che sostiene Micari un esponente politico che è stato fortemente criticato negli ultimi mesi, al punto di costringerlo a non ricandidarsi alle prossime elezioni.

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