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Perché Telecom Italia Sparkle è strategica? Chiedetelo a Edward Snowden

Nel 2013 fu Edward Snowden, l’ex tecnico della National Security Agency, l’agenzia americana che si occupa della sorveglianza elettronica, divenuto famoso per le sue rivelazioni al Guardian sulle attività di spionaggio condotte da Stati Uniti e Gran Bretagna, a spiegare, nel dettaglio, quanto sia strategica per le intelligence occidentali la rete di cavi sottomarini che approda in Sicilia garantendo le comunicazioni tra Italia, Stati Uniti, Nord Africa e Medio Oriente. Ed è, soprattutto, anche per questo motivo che il governo considera strategica Telecom Italia Sparkle.

L’80% del traffico voce e dati che dal Mediterraneo arriva in America, compresi i dati di Google, Facebook e presto anche di Amazon, transita per l’Italia, in larga parte in un’anonima palazzina di Mazara del Vallo, una delle 5 stazioni italiane gestite da Telecom Italia Sparkle dove approdano in tutto 21 cavi sottomarini. Il terminale più importante, già finito nello scandalo Datagate dopo le rivelazioni di Snowden, che parlò di intrusioni sistematiche in quei cavi da parte dell’intelligence inglese, è per l’appunto quello di Mazara del Vallo dove approdato, via mare, 10 cavi (qui la mappa).

Dai file di Snowden emerse che l’intelligence di Londra aveva piazzato le proprie sonde, captando oltre 600 milioni di telefonate al giorno, su tre cavi: il SeaMeWe3, che approda a Mazara del Vallo, e il SeaMeWe4 e il Flag Europe-Asia che approdano a Palermo. Il SeaMeWe3, uno dei cavi sottomarini più lunghi con i suoi 39mila chilometri, dal 1999 collega la Germania all’Australia passando per Italia, Egitto, Indonesia, Filippine, Grecia, India, Vietnam, Cina, Djibouti, Taiwan, Emirati Arabi, Regno Unito e Arabia Saudita. Il SeaMeWe4, posato nel 2005, compie un giro di oltre 20mila chilometri collegando Marsiglia a Singapore e toccando Italia, Egitto, Algeria, Tunisia, India, Sri Lanka, Bangladesh, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Pakistan, Malaysia e Thailandia. Mentre il Flag Europe-Asia è un cavo di 28mila chilometri che dal 1997 collega il Regno Unito al Giappone passando per Italia, Egitto, Giordania, Spagna, Emirati Arabi, Corea, Cina, India, Malesia e Thailandia.

Facile, dunque, dedurre quanto siano strategiche la stazioni italiane, sia per le intelligence sia per gli interessi nazionali. Non è una novità. Già negli anni Novanta, confermò anni dopo a Report un dirigente di Telecom Italia, i servizi segreti americani volevano avere accesso al nodo di Palermo per “sniffare” le comunicazioni dirette in Medio Oriente. Secondo quanto rivelò il quotidiano francese Le Monde nel 2014, l’Italia fu certamente sorvegliata dalla Nsa attraverso “Upstream”, uno dei programmi rivelati da Snowden, creato per “rastrellare” metadati dai cavi sottomarini e utilizzato, ad esempio, per spiare il Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam di Trieste.

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