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Ecco come (e perché) i repubblicani ci riprovano con l’abolizione dell’Obamacare

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I Repubblicani ci riprovano con la riforma sanitaria. Una nuova bozza revisionata per mano di due top-ranking senatori, Lindsey Graham e Bill Cassidy, approderà a giorni in aula.

LA FINESTRA PER ALLEGGERIRE LA PROCEDURA

Il risultato non è garantito, ma di certo si voterà prima del 30 settembre, data in cui scadrà l’anno fiscale corrente e il decreto transitorio per far passare al Senato leggi importanti come questa a maggioranza semplice dovrà essere aggiornato, col rischio di portarsi dietro le polemiche sull’incapacità di governo dei Rep. A marzo, su spinta della Casa Bianca, i senatori repubblicani avevano votato per abbattere l’odiatissimo Obamacare – la riforma sanitaria introdotta da Barack Obama tre anni fa per permettere a tutti di ricevere una copertura assicurativa – attraverso il voto per maggioranza semplice oltrepassando il regolamento del Senato che prevede per questi casi un voto a maggioranza complessa, ossia ottenendo 60 favorevoli – questo, nella distribuzione attuale dei seggi (52 Rep, 48 Dem), avrebbe significato ricevere l’ok di almeno 8 senatori democratici, che stanno sulle barricate difendendo la riforma obamaniana con lo stesso approccio ideologico con cui i repubblicani vogliono cancellarla.

I TENTATIVI PRECEDENTI E IL PUNTO POLITICO

Per due volte, a marzo e a luglio, la legge quadro sulla sanità americana è arrivata alla camera alta, senza mai ottenere nemmeno i voti sufficienti di tutti i repubblicani, ai quali, maggioranza semplice o meno, era richiesto un “sì” in blocco dato che al Senato godono di una maggioranza striminzita di soli quattro scranni. Il fatto che la riforma abbia subito la doppia respinta è stato motivo di imbarazzo per il presidente repubblicano Donald Trump: primo, ha dimostrato che il Prez non è in grado di mantenere una delle promesse più importanti che secondo le dichiarazioni della campagna elettorale avrebbe dovuto rispettare nei primi sei mesi; secondo, ha dimostrato che c’è poco feeling tra la Casa Bianca e il partito (e dopo i due fiaschi quel poco che c’è s’è eroso ancora di più); terzo, ha mostrato agli elettori che i repubblicani, che godono del controllo di presidenza e Congresso (la massima indipendenza politica possibile, dunque), sono molto bravi a infuocare gli animi degli elettori quando sono all’opposizione ma attualmente, alla prova di governo, non funzionano.

IL GOP, DIVISO, SI COMPATTA?

Il Gop (acronimo di Grand Old Party con cui in America chiamano i conservatori dei Repubblicani) è diviso in varie correnti interne che si dividono da tempo – lotte intestine, come si dice, che durante gli otto anni di opposizione si sono fatte ancora più aspre. La bozza Graham-Cassidy che sta per essere votata diventa dunque molto più interessante per il significato politico che per quello tecnico. Sostanzialmente taglia i sussidi federali per la sanità accorpandoli in un unico fondo da erogare ai singoli stati (lasciandoli decidere indipendentemente) e toglie costrizioni imposte dall’Obamacare (su tutte: l’obbligatorietà della copertura, che per i Rep è il principale scoglio ideologico); praticamente esce dall’idea di due leader moderati e sembra riesca a mettere d’accordo, sulla contrazione generale della spesa del governo centrale, tutte le varie anime dei Rep. Al momento solo il super-conservatore Rand Paul ha detto che non la voterà. La compattazione è quello che conta (perché la presidenza americana, nonostante la grande indipendenza del commander-in-chief, ha sistemi di bilanciamento per cui dipende molto dal Congresso nella sua azione di governo) e infatti Trump ha già dato il suo avallo alla bozza e chiesto al partito che rappresenta di votare unito.

I NODI (E I DUBBI)

Ora il nodo è il report del Congressional Budget Office, che è l’organismo indipendente del Congresso che valuta l’impatto economico e sociale delle nuove leggi. All’inizio della prossima settimana arriveranno le sue stime: i democratici dicono che sebbene la proposta Graham-Cassidy sia mascherata come egalitaria e miri a una distribuzione più equa (perché decisa dagli stati) dei fondi per la sanità, molte persone finiranno senza copertura; soprattutto quelle che hanno aderito al Medicaid, il programma statale per i più poveri incluso nell’Obamacare, che rischia di restare senza soldi negli stati che non lo hanno ancora implementato. Altro aspetto controverso, il declassamento di alcune malattie che permettevano comunque di accedere a una copertura (senza costi spropositati e senza limiti di cure): dentro ci sono patologie congenite, ricoveri al pronto soccorso, ma anche depressione e consumo di droga, due delle malattie dell’America attuale.

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