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Veltroneide / Le difficili scelte del carismatico Walter

Veltroni ci sarà. Il sindaco di Roma ha capito che non può più stare riparato in Campidoglio e che dovrà scendere nel campo non innocente della politica nazionale. I risultati elettorali negativi, i continui litigi fra ministri, i veleni delle intercettazioni dei furbetti del quartierino, la tenacia della campagna di Paolo Mieli dalle colonne del Corriere della Sera: tutto questo ha spinto il già segretario del Pds a ripensare il suo futuro. Mercoledì darà l’annuncio ufficiale. Dalla tribuna della capitale industriale di Torino, spiegherà come e perché si candida alla leadership del Partito democratico. Il suo discorso sarà molto importante: darà il senso e la dimensione di una sfida nient’affatto semplice. L’indiscusso carisma visionario di Veltroni è noto e apprezzato in modo trasversale ma rischia di non essere sufficiente.

Le difficoltà del governo Prodi non sono frutto solo della debolezza del premier ma dalla contraddizione intrinseca di una coalizione troppo larga e disomogenea, e per questo motivo naturalmente rissosa e incapace di decidere. Dal primo cittadino della capitale gli elettori, soprattutto di centrosinistra, non si attendono solo il discorso di un aspirante capo partito ma di un aspirante presidente del Consiglio. E qui, da subito, si manifesta il primo e più importante nodo politico. Veltroni vorrà proporre un maquillage (comunque utile) dell’Unione o vorrà rischiare con una novità? In altre parole, è disponibile a rinunciare all’intesa con Rifondazione e sinistra radicale? Può sembrare in apparenza un salto nel buio, ma non è così.

Merita di essere ricordata la candidatura di Rutelli nel 2001. Lanciata all’ultimo momento, dopo una legislatura con ben quattro governi diversi, si basava su un’alleanza senza Rifondazione e Di Pietro. L’attuale vice-premier, partito con una forbice di 14 punti di distanza da Berlusconi, si fermò a un soffio dalla vittoria, con un solo punto di differenza. Walter potrà più di Rutelli? Mercoledì si capirà quanta voglia di rischiare e di vincere esprimerà.

Intanto, non si possono non considerare alcune conseguenze immediate. La prima è che gli italiani saranno richiamati al rinnovo di governo e Parlamento nella primavera del 2008. E’ impensabile infatti che Veltroni si lasci cuocere a fuoco lento e che lo stesso permetta Prodi. La leadership del primo elide con la premiership del secondo e viceversa. Per la sinistra si tratta di serrare le fila e aprire ufficialmente la campagna elettorale con le primarie di ottobre. Quanto alla Cdl, non è un mistero che questa accelerazione prenda in controtempo Fini e Casini: rafforza e blinda infatti il primato di Berlusconi. Anche a destra, il tema è lo stesso. Ripetere lo schema delle ultime due elezioni (coalizioni con la Lega e Cav. candidato premier) o cambiare. Ecco perché quel che vorrà fare Veltroni non riguarderà solo il Pd.

Epolis, 24 giugno del 2007.


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