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Quel collettivo colpo di sole

Spiaggiata sui lidi del gossip più sterile. Così appare la politica italiana, e da ben prima che il generale Agosto prendesse servizio. Ministri che si ergono a difesa   di oscene effusioni pubbliche,  parlamentari che si dividono sulla morale e sullo scarto fra il predicato ed il razzolato, leader che a destra reclamano invano partiti unici, leader che a sinistra reclamano invano la partecipazione alle primarie del Pd: questa la politica dell’ombrellone. Non sorprende che i grandi quotidiani dei modesti editori gongolino nel dedicare intere paginate di piombo a questi argomenti. Sconforta che i piccoli partiti, anche quelli dei massimi consensi, si adeguano. I cittadini non capiscono e si arrabbiano.

Mentre si dibatte animatamente se sia meglio un bacio al Colosseo oppure una festa nella suite di un hotel, altri e più importanti fatti avvengono nell’indifferenza generale. Pecoraro Scanio azzera il comitato per la valutazione di impatto ambientale, aggravando ulteriormente il processo decisionale necessario per realizzare opere e investimenti fondamentali per la nostra economia. Romano Prodi, dopo aver guidato il fallimento dell’asta su Alitalia, ha dato all’inerme Tps il nome di un suo storico e fidato collabotore all’Iri per cedere la compagnia di bandiera agli stranieri alle condizioni migliori. Per gli acquirenti ovviamente. Dalla serie il lupo perde il pelo ma non il vizio. Vi è poi il tema delle riserve auree di Bankitalia. Il centrosinistra nel Dpef  prevede la possibilità di intaccarle.  Non si tratta della proposta limpida fatta da Tabacci nel 2002 (esclusivamente rivolta all’abbattimento del debito pubblico) ma di un’ipotesi assai più confusa. Che infatti ha allarmato – e non poco, a leggere Il Sole 24 ore – il governatore che teme che questo tesoro possa fare la stessa imbarazzante fine del cosiddetto tesoretto. Ci si potrebbe quindi occupare anche di welfare e pensioni. Hanno duellato un po’ Nicola Rossi ed Enrico Letta. Sangalli, presidente di Confcommercio, giustamente non ha firmato il protocollo (inutile) proposto dal governo. E l’opposizione? Non pervenuta. Come se il suo compito sia discettare della morale pubblica e non dei problemi del Paese. Come se i nostri guai fossero i costi della politica, e non la cronica incapacità di decidere e ben governare. La sorte dell’Italia, le pensioni dei nostri figli, la flessibilità del mercato del lavoro, la possibilità di realizzare nuove infrastrutture ed impianti energetici sono temi che comprensibilmente alcuni direttori di giornali preferiscono non trattare e che al contrario interessano molto agli elettori. Che i Coraggiosi dormano lasciando libero il campo a Prodi e alla banda dei quattro ormai è appurato. Che l’opposizione tutta sia così distratta è francamente incredibile. Non c’è agosto che tenga.

Il Foglio, 2 agosto del 2007



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