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Fuori i veri nomi dei commissari del via

Non è un buon momento per il ministro Pecoraro Scanio. La decadenza dei termini per modificare la delega ambientale rappresenta una forte sconfitta per lui e per il governo. Ma c’è di più. Alla vigilia di Ferragosto, con un blitz degno della Prima Repubblica, il titolare dell’Ambiente ha nominato i componenti della nuova commissione Via. Non si tratta di un organismo qualsiasi: a questa commissione tocca il compito di dare il disco verde ai più importanti progetti industriali e infrastrutturali (quelli energetici in primis). Di questo strumento europeo l’Italia ha da sempre dato l’interpretazione più restrittiva. Tant’è che quando si vuole bloccare una qualsiasi opera i vari comitati verdi o Nimby si appellano a questa procedura. Fu così persino per l’allargamento della base Usa di Vicenza. Insomma, la commissione Via-Vas rappresenta uno snodo centrale e fondamentale dell’iter autorizzativo per ogni opera e impresa che abbia appunto impatto ambientale. E’ evidente quindi che ci si aspetta che i suoi componenti siano esperti davvero qualificati. L’aspettativa è ancora maggiore se a guidare il ministero (e le nomine) c’è il leader degli ambientalisti italiani.

Purtroppo, pare non sia andata esattamente così. Pecoraro Scanio ha dato notizia pubblica delle nuove nomine limitandosi però a segnalare il nome del presidente, individuato nella figura autorevole di Stefano Rodotà. Il celebre giurista italiana ha guidato l’Autorità per la Privacy ed ha un curriculum di tutto rispetto. Se è del tutto corretto inchinarsi dinanzi alle sue qualità professionali (e personali), altrettanto lo è segnalare che il professor Rodotà – per quel che è noto – non si è mai occupato di Valutazioni d’Impatto Ambientali e che si troverà ad esaminare progetti che vede per la prima volta. In ogni caso, la nomina è di così alto profilo che qualunque dubbio può essere superato. Chi sono gli altri componenti? Il riserbo nei corridoi del ministero è massimo. Prima però di accedere all’elenco, vale la pena segnalare che il numero dei commissari è raddoppiato (da 30 a 60) e di questi ben 40 sono indicati da Pecoraio Scanio. Gli altri 20 sono invece nominati dal ministro per le Infrastrutture, che ancora non ha provveduto. E ancora: merita di essere sottolineato anche il fatto ‘tecnico’ che mentre in passato la commissione Via veniva insediata con decreto del presidente del Consiglio (atto collegiale del governo) questa volta è stato emanato un decreto ministeriale (atto monocratico di Pecoraro). Se il buongiorno si vede dal mattino…

Torniamo al capitolo nomine. L’elenco dei 38 commissari nominati dal ministro verde riserva qualche sorpresa. E non bella. Innanzitutto, non spiccano nomi riconoscibili di eccellenze professionali del settore. Per ricostruire il profilo di quelli che stabiliranno le sorti dei progetti più importanti per il futuro industriale del Paese occorre l’aiuto dei motori di ricerca su internet. Si scopre così che ben 14 membri sono espressione politica dei Verdi, 4 sembrerebbero di nomina politica del centrosinistra, 10 sono invece componenti delle passate commissioni (fra questi si segnalano anche due “esperti” della Cdl, area An e Lega), 7 sono invece i componenti sconosciuti sia politicamente che tecnicamente (diversi però provengono da Napoli, città cara al ministro) e soltanto 3 sono gli esperti abbastanza o sufficientemente qualificati. Come non bastasse, mentre nel decreto vengono indicati quattro docenti universitari, soltanto sono stati verificati tali consultando il sito del Miur (ministero dell’università, nda). Qualcuno non ha fornito il curriculum esatto. E non sarebbe neppure i peccatori più grandi se teniamo in considerazione che sarebbe stato nominato un ingegnere eletto nel 1996 alla Camera con la lista Dini (passato all’Udeur nel 2001), che può vantare un rinvio a giudizio per una serie di reati tra cui falso e ricettazione, un patteggiamento a 2 anni e 5 mesi, interdizione per 5 anni dagli incarichi, mandato di arresto per nuovi reati (bancarotta fraudolenta ed estorsione), 4 mesi di carcere, con altra condanna. Sarà sicuramente un caso di omonimia o uno scherzo degli archivi pubblici su internet: non può essere che un simile curriculum sia stato scelto da Pecoraro.

Più probabile, ma poco decoroso lo stesso, che il ministro abbia indicato un assessore comunale e un consigliere regionale del suo partito, un membro dell’ufficio legale del suo partito, la responsabile del settore professioni sempre per i Verdi, diversi esponenti del WWF e di associazioni Nimby, alcuni consulenti privati in odore di conflitto d’interessi. Una lottizzazione bella e buona. Ma non di un ente qualsiasi o inutile. La commissione Via – va ripetuto sino alla nausea – è davvero uno snodo importantissimo per i principali investimenti nel nostro Paese. I suoi ritardi, i suoi no possono avere (e già stanno avendo) effetti negativi sulla nostra economia. Quel che più è grave è che non appare, così composta, in grado neppure di poter tutelare il legittimo interesse ambientale. La partecipazione, a vario titolo, a qualche convegno dei Verdi non può essere un titolo che qualifichi il lavoro di commissario. Speriamo davvero di sbagliarci: di aver avuto un elenco taroccato e di essere stati ingannati dai motori di ricerca. Per questo, ci sentiamo di chiedere al ministro soltanto una cosa: la trasparenza. Pubblichi sul sito internet del ministero l’elenco delle persone che ha nominato alla Commissione Via-Vas e il loro curriculum. Lasci agli ambientalisti e agli stakeholder la possibilità di farsi un’opinione sulla bontà delle scelte fatte.

 

Libero Mercato, 7 settembre del 2007

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