I libri di statistica attendono il momento per registrare data e inghippo su cui inciamperà il governo Prodi. Ma al di là dell’assecondare le esigenze della nuda contabilità, forse, porsi il dilemma del come e del quando non risulterà poi così appassionante. Quel che è certo è che spinte e controspinte al momento creano un effetto “tempesta perfetta” per cui per ora l’esecutivo rimane al suo posto, nell’occhio del ciclone. Ieri alla Camera ha subito un altro scrollone dalla Rosa nel Pugno in collaborazione, i diretti interessati assicurano involontariamente, con l’Udeur sulla sicurezza stradale, domani potrebbe accusare l’uppercut del ko tecnico sulla Finanziaria, oppure sulle marce pro e contro legge Biagi, sulla riforma delle pensioni, sulle deleghe a Visco, sull’Afghanistan o su chissà quali altri scogli sommersi.
Anche il tanto invocato, da Silvio Berlusconi, “killer” potrebbe nascondersi ovunque. Lamberto Dini ha già piantato i suoi paletti riformisti, Marco Follini snocciolato la sua ricetta per il rilancio – dimissioni di Prodi dopo la Finanziaria e poi si vedrà – Clemente Mastella mosso le sue truppe agili ma dinamiche, Franco Giordano snocciolato i suoi no alla Finanziaria Due, prima versione. E poi si odono le voci di Diliberto sulla politica estera, quelle di Fassino e D’Alema sul rimpasto, quelle poco concordanti di Pecoraro Scanio e di Di Pietro.
Tra tanti solisti il presidente del Consiglio ha già dimostrato orecchio fine. Le sue capacità di navigare in tempesta si sono affinate al punto da rendere impossibile oggi una previsione che accontenti la fame di informazione degli statistici per tornare al quesito iniziale. La sua debolezza non è inferiore a quella dei suoi picconatori interni ed è proprio il coro delle controspinte la principale assicurazione di Prodi per l’oggi. Intanto.
Tra tante incertezze emergono così solo un paio di punti fermi: il sostanziale blocco della macchina amministrativa di governo e il moltiplicarsi dei “Vaffa” piuttosto ben distribuiti nei confronti di entrambi gli schieramenti.
Al punto che non solo l’interesse sul come e quando cadrà il governo Prodi non appare poi così pressante, ma nemmeno la domanda su chi sarà il successore e se arriverà dopo un immediato scioglimento delle Camere o dopo un nuovo incarico del Presidente Napolitano turba i sonni di milioni di italiani. Il Paese semmai guarda fuori dalla finestra di casa, osserva Sarkozy in Francia che nel bene o nel male ha deciso di decidere e agisce di conseguenza, Gordon Brown nel Regno Unito che ha subito dato un indirizzo alle politiche di Downing Street, e si augura che uno spiffero di senso di responsabilità valichi i confini italiani e rinfreschi le idee un po’ a tutti.