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L’Economist e la bufala del Trattato Ue

Di am

Non ce l’avevano detto. Tra le pieghe della retorica europea nel dopo Lisbona era difficile cogliere l’odore di bruciato, per noi cittadini europei che – in realtà – siamo così distanti dalle logiche e dalle dinamiche della Ue. Ci voleva l’Economist che oggi – dopo una serie di articoli molto critici – lancia il messaggio: “Europa cercasi” e spiega in maniera dettagliata come e perché il vertice di Lisbona sia in realtà stato un ‘pacco’ di proporzioni colossali (a danno dei soliti noti, ovviamente!). L’articolo del settimanale inglese inizia con una nota frase di Magritte: “Ceci n’est pas une pipe”, riferita al titolo di un suo quadro che rappresentava – appunto – proprio una pipa. Da qui a sostituire il termine “pipa” con “costituzione” è un passo breve. Surreale, farsesco, offuscato, sono solo alcuni dei tanti aggettivi negativi utilizzati dal settimanale per definire il “nuovo” trattato europeo. In realtà, l’incontro di Lisbona doveva servire (almeno nelle intenzioni) a riscrivere la Costituzione Ue bocciata sonoramente dai referendum di Francia e Paesi Bassi. La riscrittura auspicabile sarebbe dovuta andare nella direzione di ricostruire l’architettura giuridica dell’Europa in un’ottica più trasparente e – quindi –  più comprensibile per gli elettori. Invece, i leaders degli Stati membri hanno pensato bene di evitare ulteriori referendum e hanno semplicemente emendato il precedente Trattato che – già di per sé – era alquanto oscuro. Il risultato è una minestra riscaldata che accentra sempre di più i poteri degli organi europei e lascia sempre meno spazio agli Stati. Meno libertà, dunque, nella costituzione “ripassata” e il solito “candore pomposo”, tipico dello “european style”. Fortuna che esiste l’Economist, perchè da noi nessuno se ne era accorto….


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