Dopo una settimana rossa (o forse nera, a seconda delle prospettive) caratterizzata dal pesante sciopero dei ferrovieri francesi e dalla separazione ufficiale da Cecilia, Nicolas Sarkozy ha cambiato tonalità e oggi è decisamente in “verde”, ma non certo di rabbia Con le sue dichiarazioni ecologiste alla Conferenza sull’Ambiente ha messo d’accordo i suoi detrattori ed ha esaltato i suoi sostenitori, sfruttando anche l’immagine del neo-nobel Al Gore…ma solo l’immagine per fortuna, tanto che Le Figaro oggi definisce quello di Sarkozy un nuovo “Piano Marshall” ambientale. Il capo dell’Eliseo si è impegnato entro l’inizio del prossimo anno a ridurre del 50% l’uso dei pesticidi nell’arco di dieci anni, a fermare la costruzione di strade ed aeroporti salvo casi legati alla sicurezza, oltre a mettere in cantiere entro il 2020 circa duemila chilometri di linea ferroviaria ad alta velocità (sigh!). A conti fatti, se pensiamo alla bufala climatica organizzata da Pecoraro Scanio e ai suoi effetti sulle politiche del nostro governo, ancora una volta dobbiamo dire “chapeu”, e non senza una certa amarezza. Ma il vero jolly Sarkozy se lo è giocato con un’altra proposta, ossia quando – sempre in verde – ha proposto a Josè Manuel Barroso di avviare lo studio di una tassa comunitaria sui prodotti importati da paesi che non rispettano il protocollo di Kyoto. E quali sono questi paesi? Principalmente la Cina! Beh, non male lo stratega Sarkò. Quello che non è riuscito a fare da solo per la Francia, ossia frenare le importazioni asiatiche con i dazi, potrà forse ottenerlo con il marchio comunitario e con l’immagine di eco-presidente. Siamo di fronte ad altissima politica. Meglio non fare il raffronto con la nostra situazione, il colore nero non basterebbe.
Sarkò si tinge di verde
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