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Luxuria, il matrimonio non s’ha da fare

Di am

La cugina di Vladimir Luxuria, il deputato transgender di Rifondazione comunista, dovrà scegliersi un altro testimone per il suo matrimonio. Infatti, il vescovo di Foggia ha impedito al deputato/a tra le schiere di Bertinotti di presenziare al matrimonio in chiesa della sua parente. E Luxuria reagisce accusando la chiesa di oltraggio, discriminazione e persecuzione e sostiene che – a differenza dei vertici clericali – lei non aveva avuto nulla da ridire dopo la scelta della cugina di sposarsi con rito cattolico. Apprezziamo personalmente le doti artistiche di Luxuria, che è stata una delle cantanti di spicco del Mucca Assassina prima di dedicarsi all’attività politica, e condividiamo altresì la battaglia dei gay (il termine transgender preferiamo non usarlo, perché sa di organismo geneticamente modificato, un po’ come un pompelmo che cresce in Alaska!) per il riconoscimento di pari diritti, ma tutto questo non c’entra con la decisione del vescovo che in realtà non fa una piega. Il prete in una chiesa è il padrone di casa e il padrone di casa sceglie gli ospiti. Secondo Santa romana chiesa i divorziati e i comunisti (sic!) non possono prendere la comunione ad esempio, e sulla stessa scia evidentemente Vladimir Luxuria non può fare da testimone. Non si può pretendere che la Chiesa si comporti da organizzazione laica, anche se è pur vero il contrario e ci auspichiamo che i sacerdoti continuino ad avere la massima egemonia, anche se solo all’interno del perimetro delle loro chiese, come è giusto che sia. Luxuria non potrebbe fare da testimone nemmeno in una moschea o in una sinagoga, che si metta l’anima in pace e utilizzi altri mezzi per farsi pubblicità. D’altronde, la fantasia non le è mai mancata.


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