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Il nostro ‘centro di gravità permanente’

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Battiato venti anni fa cercava il suo “centro di gravità permanente” e probabilmente gli è stato più facile trovarlo che non a noi appassionati della ‘cosa’ politica. Oggi l’ottimo Luca Ricolfi sulla Stampa sostiene che i centri sono in realtà due e che, a seconda dell’architettura del sistema elettorale che verrà fuori da tutto il dialogare di questi giorni, si potranno verificare due situazioni differenti. La prima è decisamente sconfortante e ipotizza un revival dell’old-style democristiano, basato sulla logica dei “due forni” e su un’azione politica costruita in base alle istanze clientelari e alle richieste dei dipendenti pubblici. Una prima Repubblica peggiorata, insomma! Il secondo centro che potrebbe venire fuori dalla riforma elettorale, però, avrebbe caratteristiche differenti. Sarebbe conservatore nei valori e riformista nell’azione politica. Una sorta di unione Liberal-democratica fondata su politici come Daniele Capezzone, Bruno Tabacci, Nicola Rossi, Giorgio La Malfa e su personalità del mondo imprenditoriale e finanziario della levatura di Montezemolo e Draghi. In pratica, Ricolfi cita la squadra al completo dei Volenterosi e da Formiche non possiamo che esserne felici e condividerne pienamente la linea. Un solo appunto (non a Ricolfi ma piuttosto ai Volenterosi): è giunta l’ora di darsi da fare e di mettere in pratica seriamente quelle che finora sono rimaste solo idee sulla carta. Qualcosa di nuovo si può e si deve costruire, per mettere finalmente il paese sulla strada della modernizzazione e della meritocrazia. Durante il primo incontro a Milano dei Volenterosi lo scorso anno, campeggiava sul palco un detto cinese: “il riso non si cuoce con le chiacchiere”. Ecco, l’Italia ha tanta fame di riso.

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