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Sarkò; il Cesare della comunicazione globale

Di am

 

Dopo aver letto l’ultima dichiarazione di Prodi sulla tragica morte di Torino (“il Gov. ha come priorità la sicurezza sul lavoro” e blablabla) e aver pensato per l’ennesima volta che siamo ormai impantanati in una situazione surreale in cui tutto si ripete sempre uguale a se stesso e – cosa ancora più grave – non ci sono strumenti né segnali per poter prevedere quello che accadrà nel prossimo come nel più lontano futuro, dicevamo, storditi dall’ovvietà delle parole della politica nostrana ci siamo avventurati come ogni giorno sulle testate estere. Così, tanto per leggere del mondo che continua a girare. Una cosa balza agli occhi; è proprio un’impressione visiva immediata. Dal Washington Post al NY Times, passando per il FT, Le Monde, Le Figaro, Der Spiegel e l’Asahi Shimbun, spiccano le foto del poliedrico presidente francese, Nicolas Sarkozy. Onnipresente e su molti fronti; dall’appello senza mediazione ai capi delle FARC per la liberazione della franco-colombiana Ingrid Betancourt, alle sue parole storiche dette ad Algeri, senza dimenticare la vendita del 2.5% di azioni dell’EDF, con il ricavato della quale il governo francese avrà la possibilità di risanare e finanziare ulteriormente i conti in rosso delle sue università e dei suoi centri di ricerca accademici. Un bombardamento mediatico a tutto tondo, corredato da precise notazioni sul work in progress dell’era Sarkò, come – ma è solo un esempio – nuove disposizioni per aumentare il potere d’acquisto dei francesi a cominciare dal 1 gennaio 2008. Coloro che pensavano che Sarkozy fosse solo un fuoco di paglia dovranno ricredersi. Noi, purtroppo, possiamo solo restare in finestra. I nostri non parlano né agiscono. Tanto vale sognare guardando oltralpe, non costa niente e la proprietà onirica al momento non è ancora tassabile!

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