Un tempo si usava il popolare detto italiano “Ci deve scappare il morto! E allora i politici se ne accorgono e trovano il rimedio!”. Ma qui di morti ce ne sono stati fin troppi. E forse la non curanza dimostrata dalle istituzioni, dalle amministrazioni (che non hanno colore politico!), nei confronti del malfunzionamento dei controlli sul posto di lavoro, è stata data dal cosidetto “effetto paradosso”. E questo avviene quando, per fare un esempio, si assumono dosi eccessive di caffè. La caffeina, a quel punto, sortirà l’effetto contrario, e ci si addormenterà. Giovani e non. Solo nell’ultimo mese sono state decine a cadere come mosche. Sono i lavoratori, quelli veri, che per “la pagnotta” e per quel salario che – secondo i dati di una ricerca diffusa proprio oggi dall’Istat – non basta neanche a pagare tutte le bollette a fine mese, rischiano ogni giorno la vita. Il paragone “mosche-lavoratori” non sarebbe potuto essere più azzeccato. Stavolta è toccato a due impiegati presso il Consorzio Intermodale Adriatico di Porto Marghera (Venezia). Secondo le prime informazioni sarebbero morti la scorsa notte a causa dell’eccessiva concentrazione di anidride carbonica presente nella stiva della nave, all’interno della quale si trovavano. Si riapre l’ennesima inchiesta per accertare la dinamica dell’evento. E lascia quasi a bocca aperta il fatto che ciò sia accaduto in Veneto, regione famosa per le sue lezioni ex catedra all’Italia intera. I lavoratori del porto veneziano hanno iniziato le proteste: le banchine infatti sono state occupate. A sostegno sono intervenute Cgil, Cisl e Uil, proclamando sciopero di un’ora per la prossima settimana per ricordare le morti bianche nel Veneto. Sempre meglio che dimenticare. Ma forse la materia richiede ben altro approccio.
Altri due lavoratori morti: è l’effetto paradosso.
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