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L’Italia del 2005 era in ginocchio. Oggi si rialza.

Perché nel momento in cui l’Istat pubblica i risultati dell’indagine campionaria sulla distribuzione del reddito e delle condizioni di vita in Italia negli anni 2005-2006, tutti i principali quotidiani online sbattono la faccenda in prima pagina senza specificare che non si riferiscono all’anno corrente? È vero che l’Italia si è impoverita negli anni addietro, così come è vero che il sentimento dominante i cuori degli italiani è di sfiducia. Innegabile anche che tutt’ora sono in molte le famiglie che con 1900 euro devono arrivare a fine mese, come sono miglialia gli anziani che se la devono cavare con meno di 900 euro. Ma perché non ricordare anche che solo poche settimane fa l’Unione europea ha dichiarato che l’Italia sta crescendo nuovamente come non accadeva da almeno un decennio? Di passi avanti, dunque, se ne sono fatti. Ma non bisogna fermarsi qui. “Il governo – dichiara Ferrero, ministro per la Solidarietà sociale – deve intervenire sulla tassazione delle rendite e con un cospicuo taglio fiscale a lavoratori e pensionati”. E se le associazioni dei consumatori chiedono al governo un netto taglio a prezzi e tariffe, l’Ugl chiede un sostegno alle famiglie, e di riflesso ai salari. Perché è attraverso questi che si esplica il loro potere d’acquisto. C’è poi “il grande sud”, storico “fardello” a cui addebitare qualsiasi problema.  Ebbene, il vice ministro allo Sviluppo Economico Sergio D’Antoni ritiene che occorre proprio “far ripartire il Sud per rilanciare l’intera economia”.



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