La vicenda Mastella sta per giungere ad un epilogo, il che aprirà scenari completamente nuovi. Indiscrezioni “ufficiali” danno per effettivamente dimissionario il Ministro della Giustizia e Prodi si appresta a prendere l’interim. Sui giornali e in tv è tutto un riandare della memoria ai primi anni ’90. Viene più volte ricordato l’avviso di garanzia a Berlusconi nel 1994, consegnato durante un vertice internazionale a Napoli. La situazione, però, è completamente diversa da allora. In quegli anni chi prese la parola in aula fu un certo Bettino Craxi, che espresse in maniera lapidaria la fotografia di una classe politica “insana”, al di là dei colori e degli schieramenti. Oggi, quella stessa classe politica, invariata benché avariata, attacca pesantemente la magistratura. Gli epigoni della “moralità” dei primi anni novanta, ieri si sono spellati le mani durante il discorso dimissionario di Clemente Mastella. C’è una differenza con gli anni ’90 e balza agli occhi immediatamente. L’ha colta con lucidità e precisione Stefano Folli dalle pagine del Sole24ore: mentre nel ’94 Berlusconi fu praticamente linciato dagli avversari politici, ma poteva godere della solidarietà di una larga parte dell’opinione pubblica, i politici di oggi se la cantano e se la suonano da soli. La solidarietà a Mastella è arrivata dai membri della sua stessa “casta”, non dai cittadini comuni. Il suo attacco alla magistratura (o contrattacco a seconda dei punti di vista) fa tremare le vene ai polsi per la gravità della situazione. E’ scontro istituzionale pieno e se il Ministro della Giustizia si sente “ostaggio” di frange estreme della magistratura, figuriamoci quanto sta tranquillo il cittadino comune, quello bamboccione, ligio nel pagare le tasse, che assiste attonito alla kermesse vergognosa in scena a Napoli e dintorni, che si sente dare del “camorrista” dagli stranieri che hanno ormai imparato questo nuovo termine e che ogni giorno vede eroso il potere d’acquisto del suo salario per comprare pane e pasta. Libero di feltri oggi sceglie di superare ogni ambiguità nel suo titolo di prima: “Sputtanamento totale”. Ci sentiamo – tristemente – di associarci a questa analisi, che peccherà forse di stile e forma, ma che risulta quanto mai veritiera se guardiamo alla situazione della nostra povera Italia.
Lo spettacolo indecente
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