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Corte dei Conti: “Ce n’è per tutti!”

“La corruzione è il male che affligge ancora la Pubblica Amministrazione”. Con questa pesante denuncia la Corte dei Conti ha deciso di inaugurare l’anno giudiziario 2008. L’allarme arriva in maniera diretta dal procuratore generale Furio Pasqualucci che rileva la solida permanenza preoccupante di “profili di patologia connessi all’attività contrattuale, sia con riferimento alla realizzazione di opere pubbliche, sia in tema di forniture di beni e servizi nonché nella materia sanitaria”.

Dunque, se sul lato dell’illecito rimane ancora tanto da fare, su quello della finanza pubblica il 2007 si è attestato un anno improntato al “netto miglioramento”. Lo conferma il presidente dei magistrati contabili Tullio Lazzaro che, prendendo parola all’evento, non ha dimenticato di sottolineare “il particolare apprezzamento per l’andamento dell’avanzo primario”. Dalla relazione presentata oggi emerge tuttavia anche la condanna da parte della Corte dei Conti alle cosidette “distorsioni”. Queste si manifesterebbero “nei contratti dei dipendenti, nei costi della politica, nell’eccessivo ricorso alle consulenze, nel fenomeno diffuso delle esternalizzazioni negli enti locali senza considerare il rapporto costi-benefici”. Lazzaro continua duro e attacca “l’inadeguatezza della politica dei redditi nel settore pubblico” ed “il ritardo dei rinnovi contrattuali” perché è in questo modo che poi si estenderebbe “la base salariale sulla quale si applicano i benefici dei nuovi contratti”. Inoltre – cosa che ormai desta poco stupore in Italia – con regolarità si assisterebbe alla concessione di aumenti salariali non connessi alla produttività del singolo beneficiario.

Una “corruzione ampiamente diffusa”, quindi. E l’elenco dei fatti riscontrati durante il 2007 dalla Corte dei Conti non è affatto breve: “il ripetersi di fattispeccie di mancata o incompleta realizzazione di opere, la mancata utilizzazione di progetti, l’illecito ricoroso alla revisione dei prezzi contrattuali, i danni conseguenti a indebite sospensioni di lavori, gli interessi passivi derivanti da ritardati pagamenti, gli acquisti o locazioni a prezzi maggiorati”. E ancora: il pagamento delle cosidette “tangenti” il più delle volte sarebbe diretta conseguenza di “artifici ed irregolarità nella dolosa alterazione di procedure contrattuali” o di “trattamenti preferenziali negli appalti d’opera”. Più che allarme questo è apparso un grido senza veli e senza censure contro la pubblica amministrazione: “collusione con ditte fornitrici, illecita aggiudicazione, irregolare esecuzione di appalti di opere, forniture e servizi”. E a “questi comportamenti illeciti consegue il pagamento di prezzi di gran lunga superiori a quelli di mercato o addirittura il pagamento di corrispettivi per prestazioni mai rese”.

Come sempre in queste occasioni non mancano i numeri che aiutano a corredare meglio uno scenario a dir poco apocalittico. Dalla relazione della Corte, infatti, si legge che “nel periodo 2001-2006 sono state emesse sentenze definitive di condanna per comportamenti illeciti pari ad un importo intascabile di oltre 487 milioni di euro. Ma vi sono state ‘riparazioni spontanee’ prima della fase dibattimentale per 50,6 milioni, e durante la fase del dibattimento per oltre 19,8 milioni”. Insomma, numeri da capogiro con cui prima o poi dovranno fare i conti i politici (prima), gli italiani (poi, a causa delle ripercussioni sui propri salvadanai!).

Un ultimo affondo arriva sul tema dei rifiuti. Lazzaro definisce “inappropriato” il ricorso al commissario straordinario per gestire l’emergenza in Campania. Questa scelta avrebbe comportato “la deresponsabilizzazione degli enti locali”.

Insomma, quella di oggi è stata una relazione che si potrebbe intitolare così: “Ce n’è per tutti!”.



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