Il momento tanto atteso è arrivato: ieri il Kosovo si è autoproclamato indipendente. Da quel momento due scenari del tutto diversi hanno caratterizzato Pristina e Belgrado: la prima è stata un susseguirsi di festeggiamenti e sventolare di bandiere fino a tarda notte, la seconda è stata violenza scatenata dai nazionalisti serbi.
La tensione è altissima di fronte a quel che potrebbe essere una nuova guerra nei Balcani. Già a partire dalla scorsa notte sono pronti ad intervenire i soldati della missione Ue nel caso in cui la Serbia, di fronte all’indipendenza kossovara, passi da una condanna formale ad una condanna materiale.
La pace è appesa ad un filo. Un filo legato non alla volontà delle popolazioni di quell’area, né tanto meno della loro classe dirigente ma a quanti nello scacchiere internazionale decideranno di assecondarla. Ieri la Russia ha chiesto che fosse riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Oggi si prevede il secondo round tra i potenti.
Quello a cui si sta assistendo in queste ore è un gioco di forza. Ma resta da chiedersi: il braccio di ferro è tra i soliti storici nemici di una vita, Usa e Russia, o sta facendo capolino l’imprevisto “fattore C”?
