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Prove di egemonia

“Votate me o votate Veltroni”. Silvio Berlusconi si lancia in un coraggioso appello. È accaduto oggi su Rai1 durante l’intervista di Luca Giurato, conduttore di Unomattina. “Perché scegliere i piccoli partiti è inutile, inefficace e sprecato”. I toni pacati, democratici, american style che si sperava si potessero mantenere durante questa campagna elettorale sono già stati superati.

Ricomincia a “dare i numeri”. Quello di stamattina è stato un vero attacco ai partiti “minori”, cioè quelli che secondo il Cavaliere non rientrerebbero nel Pdl o nel Pd. Berlusconi schernisce “quei politici che, per ambizione personale, danno vita a partiti del due per cento”: insomma, per lui, una rovina. Il leader del Pdl ne è certo: “Vinceremo noi, visto che i sondaggi ci danno in vantaggio di quindici punti”. Come durante la scorsa campagna elettorale Berlusconi ricomincia a fornire cifre, confondendo la mente degli elettori.

L’attacco al centro e alla destra. Se l’Udc continuerà la sua “politica isolazionista” non otterrà un buon risultato elettorale. “Questa legge elettorale ci dice che vince – sostiene Berlusconi – chi prende il 55 per cento dei voti . Io sono anche convinto che Rosa Bianca, Sinistra estrema e Udc possano avere alcune difficoltà”. Per difficoltà lui intende il superamento delle soglie di sbarramento previste dalla legge elettorale. Francesco Storace di “La Destra” risponde: “Berlusconi insiste con il ritornello ‘o me o Veltroni’. Da un leader che si dichiara di centrodestra ci saremmo aspettati una dichiarazione: ‘o me o Daniela Santanché’”.

Previsioni da Cassandra. Storace rilancia: “Questo atteggiamento conferma che il voto inutile e soprattutto dannoso è quello che si preannuncia a chi intende allearsi con Veltroni dopo le elezioni. Unica consolazione è che, in quel caso, una delle presidenze delle Camere sarà data all’unica opposizione che ci sarà”. Dunque, per la destra che ha rifiutato (ed è stata rifiutata da) il Pdl, Berlusconi potrebbe aver già stretto accordi segreti con il leader del Pd.

“Torna a casa, Casini”. Berlusconi non si scoraggia. È troppo importante la figura moderata del leader dell’Udc. Lui sa nel profondo che se deciderà di correre in solitaria costituirà solo una pericolosa minaccia per il Pdl: “Sono dispiaciuto” dichiara il Cavaliere perché “gli elettori potrebbero domandarsi che senso avrebbe dare il voto a un partito che non ha possibilità di vittoria. Secondo i nostri sondaggi noi siamo avanti di dieci, dodici punti anche senza l’Udc”. Porte spalancate per l’Udc, dunque, con la promessa però di un gruppo parlamentare unico “perché il programma deve essere applicato e rispettato”.

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