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Referendum: ha un senso?

Sembra quasi uno sberleffo. Ieri sera Marini getta la spugna. Dice a Napolitano: “Non ce l’ho fatta”. Si va quindi ad elezioni anticipate. La data è stata fissata: al voto entro il 13 aprile. E il referendum che fine ha fatto? Slittato al 18 maggio. Sì, ora è ufficiale e a dichiararlo è Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento al termine dell’odierno Consiglio dei ministri. Resta da chiedersi che senso possa ancora avere un referendum per la correzione del provato malfunzionamento della macchina democratica, quando le elezioni – momento di scelta del cittadino del propri rappresentanti politici attraverso quel meccanismo zoppo – si terranno esattamente un mese prima. Un sistema inconfutabilmente inceppato, come dimostrano anche le analisi politiche sviluppate nelle ultime settimane dalla stampa internazionale. Dunque, che senso chiedere una scelta popolare che non verrà rispettata a priori? In molti iniziano ad avanzare l’ipotesi di “sperpero di denaro pubblico”. E nella mente dell’italiano, che continua a rifiutare il torpore mentale, risuonano le parole di una canzone di Vasco Rossi: “Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha!”.



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