Mancavano dieci minuti alle 13 e le agenzie di stampa iniziavano a battere la notizia: Luigi Scotti è il nuovo ministro della giustizia. Pochi minuti dopo la macchina di Romano Prodi arrivava al Quirinale. Qui il giuramento del neo-Guardasigilli di fronte al presidente della Repubblica. È stato lo stesso Prodi ad aver comunicato ieri a Napolitano di voler lasciare la sua carica di ministro ad interim proponendo contestualmente il già sottosegretario alla Giustizia Scotti.
Non è proprio la sua prima volta. Il suo volto, infatti, è tutt’altro che giovane e sconosciuto. Al Ministero aveva già messo piede nel 1982 come vice-capo del legislativo e, dopo tre anni, arrivò a ricoprire l’incarico di capo dell’ufficio. Non più giovincello, il napoletano settantaseienne, ha però alle spalle una lunga carriera che gli è valsa la nomea di instancabile lavoratore. La sua esperienza da giurista è iniziata nel ’59 nel tribunale della città partenopea. Nominato magistrato nel ’64, fu eletto come componente del Consiglio superiore della magistratura di cui fece parte dal ‘76 al ’81. Nel 1997 diventò magistrato di Cassazione. Da lì al Ministero della giustizia il passo fu breve.
Il giurista, tra le sue esperienze a stretto contatto con il Governo, vanta la partecipazione a diverse commissioni in materia di privacy, tossicodipendenza e ambiente.
La scelta del professor prodi è caduta su un altro professore. Scotti, infatti, è anche docente all’Università di Napoli.