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Un manifesto per decidere

Pubblichiamo il manifesto “Partecipare per Decidere” di Associazione Pimby, comparso su “Il Riformista” di oggi a pag. 2. In una campagna elettorale in cui i maggiori competitor sembrano essere finalmente d´accordo sulla necessità di “fare infrastrutture”, il manifesto Partecipare per Decidere solleva l´esigenza di capire “come” arrivare a prendere decisioni strategiche in materia di infrastrutture e di “come” riuscire a realizzarle.
Paolo Messa, curatore di Formiche, ha contribuito a fondare l´Associazione Pimby. Con lui, Chicco Testa, Patrizia Ravaioli, e Giancarlo D´Alessandro. L´associazione si prefigge lo scopo di contribuire a segnare importanti passi in avanti nella qualità delle decisioni in materia di infrastrutture strategiche.
La spirito della proposta è stato condiviso da una serie di illustri personalità tra cui Franco Bassanini, Luciano Vandelli, Luigi Paganetto, Giulio Sapelli, Enrico Letta, Bruno Tabacci, Renato Brunetta, Claudio Martini, Paolo Costa, Edo Ronchi, Michele Vietti, Adolfo Urso, Pietro Calabrese e Gaetano Quagliariello.
Riportando qui sotto il manifesto, Formiche spera di contribuire ad un confronto sereno su un tema complesso e delicato come quello delle infrastrutture.
Per adesioni e commenti: info@pimby.it
 
Manifesto Pimby Partecipare per Decidere
Per rendere l´Italia un Paese più moderno e competitivo, pur nella salvaguardia dell´ambiente e del territorio, servono anche nuove e più efficienti infrastrutture. Le lentezze burocratiche, le incertezze sui processi di autorizzazione, le contestazioni dei comitati locali, hanno reso però ogni investimento sempre più difficile. Non bisogna dimenticare che obiettivi quali il risparmio energetico, la diminuzione delle emissioni di CO2 o la corretta gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti sono raggiungibili solo se tutti noi ci sentiamo chiamati in causa. Di fronte a sfide sempre più complesse, efficacia e sostenibilità non possono essere altro che il frutto della co-responsabilità. 
Per questo, crediamo serva un radicale cambio di passo: servono strumenti per metterci nelle condizioni di prendere decisioni strategiche che siano allo stesso tempo legittimate ed efficaci; strumenti in grado di garantire, sin dalla fase di progettazione, una maggiore partecipazione dei cittadini ai processi decisionali delle pubbliche amministrazioni.
Tempi certi per la discussione di un progetto, modalità di inclusione predefinite, responsabilità chiare e condivise, regole precise per eventuali compensazioni di carattere ambientale o territoriale, certezza del diritto, velocità di esecuzione una volta ottenute tutte le autorizzazioni necessarie: questi devono essere gli ingredienti alla base di una nuova stagione di investimenti nelle infrastrutture.
Abbiamo bisogno che questi aspetti vengano regolamentati a livello nazionale, superando le difficoltà introdotte dalla modifica del titolo V della Costituzione. Il confronto con i territori deve essere promosso e gestito in modo strutturato per non restare in balia di quell´impasse decisionale che è ormai da anni sotto gli occhi di tutti. 
La Proposta
La nostra proposta consiste nell´introduzione nel nostro Paese di una legge che, ispirandosi all´esperienza francese della Commissione Nazionale sul Dibattito Pubblico, regolamenti le modalità di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali che riguardano quelle opere di interesse strategico che hanno un impatto rilevante sui nostri territori. Solo tramite un percorso strutturato, aperto e trasparente è possibile arrivare ad identificare e risolvere le criticità connesse alla progettazione di grandi interventi.
La procedura del Dibattito Pubblico serve a garantire una piena e trasparente informazione su un intervento in corso di progettazione a tutti i cittadini che vivono in un determinato territorio e a dare loro la possibilità di esprimere il proprio parere sull´intervento sia come singoli sia come gruppi organizzati. L´organizzazione di un Dibattito Pubblico è curata da una parte terza indipendente che, valutatane l´ammissibilità, ne stabilisce sia la durata (non superiore a  sei mesi) che le modalità, assicurando la parità di tutti i punti di vista coinvolti e condizioni di eguaglianza nell´accesso ai luoghi e ai momenti del dibattito. 
Le tappe fondamentali di un Dibattito Pubblico sono:
– la predisposizione di un documento di discussione che spieghi la natura e le finalità dell´intervento in fase di progettazione;
–  l´organizzazione di una serie di assemblee pubbliche in cui si illustra l´intervento, si prospettano eventuali alternative e si confrontano le ragioni di sostenitori e oppositori;
– la raccolta e la pubblicazione online delle opinioni dei cittadini singoli o organizzati;
– la stesura di un rapporto sul Dibattito Pubblico – a cura del soggetto indipendente che lo ha gestito – di cui il committente del progetto terrà conto nel prendere le proprie decisioni definitive.
Il Dibattito Pubblico rappresenta dunque una importante tappa dei processi decisionali che riguardano scelte destinate ad avere impatti rilevanti sui sistemi socio-economico-ambientali locali. Non è né il luogo della decisione né quello della negoziazione, ma costituisce una necessaria fase di trasparenza e dialogo nel corso della quale tutti i soggetti portatori di interesse possono informarsi ed esprimere il loro parere secondo regole ben definite. Le decisioni finali saranno poi prese dai soggetti competenti, ma questi avranno l´obbligo di confrontarsi con quanto emerso dal Dibattito Pubblico, motivando esplicitamente le loro scelte.
L´Italia ha bisogno di decisioni. E non ci sono decisioni se non c´è partecipazione e responsabilità.
 


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