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Chi inquina paga e i “bolli” sono suoi

Come avere un “fisco più verde”? La relazione di Anne Ferreira, eurodeputata socialista francese, approvata dal Parlamento europeo, spiega come fare. L’obiettivo europeo da oggi è contenere gli effetti del cambiamento climatico attraverso gli strumenti di mercato (Mbi).
Chi inquina paga è un principio ispiratore della politica ambientale europea. Includendo nel prezzo di un prodotto il costo dell’eliminazione dell’inquinamento e dell’indennizzo dei danni causati col processo produttivo, il Parlamento mira ad internalizzare totalmente i costi ambientali.
Ma cosa sono questi strumenti di mercato? Il Parlamento per Mbi intende “i permessi negoziabili ideati per ridurre l´inquinamento, le imposte ambientali che incidono sui prezzi influenzando il comportamento di produttori e consumatori, le tasse destinate a coprire i costi dei servizi ambientali e le sovvenzioni intese a sostenere lo sviluppo di tecnologie più pulite”.
Novità anche sul fronte delle tasse per l’ambiente. La fiscalità ambientale diventa “dissuasiva ed incitativa”. Spazzata via, dunque, la lettura negativa, presente da sempre nell’immaginario collettivo, dell’equazione “tassa = seccatura”. Il Parlamento vorrebbe infatti trasformare la fiscalità di questo settore in “strumento per prevenire l´inquinamento pregiudizievole e il degrado ambientale e, così, accrescere il benessere della società a costi ragionevoli”.
La strategia dell’ecotassa permetterebbe di ridurre l’inquinamento ambientale attraverso la pressione fiscale esercitata sui produttori. Il rischio, come sempre, è che a rimetterci sono i consumatori, con l’impennata dei prezzi.
Inoltre l´Eurobollo per i mezzi di trasporto pesanti. Ma per questo bisognerà attendere che tutti gli Stati membri trasformino in obbligatoria la già esistente direttiva europea. In questo modo si potrebbero internalizzare anche “i costi esterni grazie alla tariffazione delle infrastrutture, in particolare del trasporto stradale”. 
Riflettere anche su una tassazione dei rifiuti.  Questo l’invito del Parlamento europeo alla Commissione: c’è bisogno – non solo dunque in Italia – di affrontare il problema del volume dei rifiuti nell’Ue, pensando ad una normativa adeguata alla portata del problema.
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