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Donne in politica? Questione di voti

 
Solo pochi giorni fa la foto del ministro della Giustizia spagnolo col pancione in visita al contingente ad Herat, in Afghanistan. Una donna vicepremier. “Corbellerie”, qualcuno potrebbe pensare in Italia. Certo, perché il nostro Paese non si distingue ancora una volta per quel che ha, ma per quel che non ha. E stavolta – ma mica è una novità! – a mancare sono le donne.
Durante la campagna elettorale uno dei temi che faceva più presa sul popolo degli elettori era l´aumento della presenza femminile in parlamento. Anche perché – parliamoci chiaro – le donne sono una cospicua fetta della popolazione italiana. Ergo, tante crocette sulla scheda elettorale. Finita la gara, dissolta l´illusione. Secondo Stefano Folli, che oggi pubblica un articolo su IlSole24ore dal titolo Sulle donne retorica pre-elezioni, alla Camera, nel Pd più Idv il rapporto uomo donna è 73,6% contro 26,4%. “Praticamente tre a uno”. E sul versante del vincitore? Ancora peggio. “Nel blocco Pdl_-Lega-Mpa il rapporto è 80,8% contro 19,2. In sostanza una donna ogni quattro uomini”.
Dunque, in parlamento, Veltroni ha portato 62 elette, Di Pietro 3, Casini 2. Uomini, uomini, uomini. E le donne? Sempre portate da qualcun altro. La Santanché poverina avrà anche fatto una bella campagna elettorale, ma, anche lei, sparita. Non ci rimane che sperare nelle giovani promesse. A proposito, sapete la percentuale degli under 30? 1%! Non stupisce se si pensa a tutte le giovani menti che scappano all´estero per spirito di sopravvivenza.
La Camera svedese per il 47% è rosa. Segue il 41, 5% della Finlandia e il 39,3 dell´Olanda. Non sfiguriamo eccessivamente di fronte alla Grecia. Se la presenza femminile alla Camera in Italia è al 21%, la nostra sorella mediterranea è al 14,7%. Francia e Regno Unito che solitamente “ci sbeffeggiano”, in questo caso, farebbero bene a cucir la bocca: se nella prima le donne alla Camera sono al 18,2%, nel secondo al 19,5%. Per una volta – almeno una, ma allora la cosa si fa preoccupante! – vinciamo noi.
Una cosa è certa, il percorso è ancora lungo. Difficile ma non impossibile. Ma il cambiamento, quello vero, dovrà partire da “l´universo femminile”. Solo così in parlamento ci andremo con le nostre gambe, e non accompagnate da un uomo.
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