Duemila manifestanti si scagliano contro Ferrara in Piazza Grande. Cofferati prende subito le distanze. Cariche della polizia.
Pomodori, ortaggi vari, qualche uovo, alcuni sassi. E’ questa la lista della spesa piovuta su Giuliano Ferrara in Piazza Grande a Bologna, dove ieri il direttore del Foglio e leader della lista Pro-life “Aborto, No grazie!” doveva tenere un comizio politico. Presente anche il sindaco della città emiliana, Sergio Cofferati, che si è affrettato – giustamente – a prendere le distanze dai facinorosi. Ferrara non ha praticamente potuto parlare. Fischi, insulti e poi il lancio dei vari generi alimentari nella sua direzione. Circa 2.000 persone in piazza hanno vissuto momenti di tensione, quando la polizia ha cominciato a caricare i più che volevano salire sul palco per aggredire fisicamente il conduttore di 8 e mezzo. Una vergogna totale, un fatto triste e grave che non rende onore alla civiltà e al senso di tolleranza che da sempre distinguono i bolognesi. Dissentire da Ferrara (o da chiunque non abbia le nostre opinioni) è certamente legittimo e anzi doveroso, in una democrazia sana. Aggredire verbalmente e colpire anche fisicamente una persona, fa invece parte di un bagaglio culturale becero e violento, che non appartiene né alla democrazia né agli Italiani.
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