La “keyword” dell’edizione di quest’anno dello Ief, in corso a Roma, è dialogo. La stessa pare non funzionare molto bene con il petrolio.
Sui lavori dell’international energy forum, infatti, si abbatte come un macigno la notizia dell’ennesima quotazione record del greggio, che tocca quota 118 dollari al barile. Ma sulle valutazioni in materia gli attori in campo si dividono.
Se da un lato Paolo Scaroni, ceo dell’Eni, ipotizza un assestamento verso il basso del prezzo, dall’altro il presidente iraniano lo considera ancora troppo basso.
Anche sulle cause, tra paesi produttori e paesi consumatori non c’è accordo. L’Opec assicura una crescita della produzione, ma denuncia “la speculazione” sui mercati finanziari come principale causa del caro-greggio. “I prezzi li fa il mercato – ha spiegato El-Badri, segretario generale dell’Opec – noi possiamo decidere solo la produzione”.
Sempre intervenendo allo Ief Nobuo Tanaka, direttore esecutivo dell’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, evoca lo spettro della “recessione globale”, giudicando l’attuale quotazione del petrolio “troppo alta”.
Sulla questione, più che il dialogo, al momento pare essere in atto (è proprio il caso di dirlo) uno scaricabarile
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