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Il Professore si dimette

Una delle certezze intoccabili fuoriuscite da queste elezioni è che si è staccato per sempre un pezzo della politica italiana che ha fatto la storia, che sia stata bella o brutta, condivisa o no, ma pur sempre storia.
Così dopo Bertinotti, anche Romano Prodi. Questa mattina il suo fidato portavoce Sircana aveva smentito le dimissioni di Prodi dalla presidenza dell’Assemblea costituente del Partito democratico. Nel pomeriggio lo stesso, da New York, dove si trova per un vertice Onu, ha confermato le indiscrezioni aggiungendo che in realtà la decisione era stata già presa e comunicata per lettera a Walter Veltroni prima di Pasqua “perché fosse chiaro che non sarebbe dipeso dal risultato elettorale”.
Incalzato dalla curiosità dei giornalisti ha continuato: “Alla caduta del governo ho preso una decisione molto chiara, molto semplice, molto ferma e molto coerente: non mi sono presentato alle elezioni perché ritenevo e ritengo sia necessaria una nuova leva, un nuovo gruppo dirigente per portare avanti la crescita ed il rafforzamento del Pd. Una scelta coerente esige scelte coerenti successive”.
In eredità non lascia solo la speranza che la nuova formazione politica, a cui ha ufficialmente offerto le sue ultime energie, si trasformi in una vera alternativa riformista nel Paese. Perché, dichiara Prodi, continuerà lui stesso a rivestire un ruolo da “supporter forte e leale del partito, cercando di lavorare su riflessioni e proposte”.

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