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India: handicap o divinità?

Succedono cose buffe nel mondo, ma questa ancora mancava. In India, a pochi chilometri da Nuova Delhi, circa un mese fa è nata Lali, una bambina con due facce, ossia quattro occhi, due nasi e due bocche. La bimba pare stia bene, mangia con una bocca e l’altra la utilizza per ciucciarsi il pollice, come tutti i bambini del mondo. I genitori non vogliono sottoporla a controlli medici. Il perché è presto detto: grazie a lei sopravvivono e, anzi, potrebbero anche arricchirsi. Da quando si è sparsa voce della bimba prodigio, infatti, davanti alla porta di casa di Lali c’è una fila di credenti che vogliono vederla e portarle omaggi, considerandola la reincarnazione del dio Ganesh, una delle divinità più amate dai fedeli dell’induismo e che in alcune rappresentazioni iconografiche ha un volto doppio, con una proboscide da elefante. Operare la bambina significherebbe per i genitori la perdita di popolarità e sostegno da parte dei “pellegrini”. Tra l’altro, il rischio sarebbe altissimo, mentre fino ad ora pare che la bimba non abbia problemi. La cosa che stupisce e intenerisce – tuttavia – è un’altra: ossia il capovolgimento culturale del fatto. Da noi un bimbo con due facce sarebbe stato bollato come un “mostro” da sanare, per gli indiani, invece, Lali è una divinità sacra, da adorare, coccolare e riempire di doni. Ci viene in mente la civiltà Maya, dove i bambini affetti da morbo di down e che presentavano quindi occhi a mandorla, erano associati alla reincarnazione della divinità Giaguaro, famosa per i suoi occhi “allungati”, e per questo venerati come dei santi in terra per tutta la durata delle loro vite. Chissà che la storia di Lali non possa insegnare qualcosa anche a noi, nonostante sembri apparentemente così lontana.
 
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