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La crisi non è uguale per tutti

 
La crisi dell’economia Usa, innescata dal crack dei mutui sub-prime spaventa tutto il mondo. Dall’europa all’estremo oriente tutti si preoccupano dell’arrivo catastrofico di questo tsunami economico e finanziario. Tutti sembrano preoccupati, tranne i manager Usa.
Una ricerca della società americana Corporate Library, ripresa in italia dal quotidiano La Stampa rivela come, nonostante le perdite da capogiro dei risparmiatori Usa, i CEO ed il top managment delle società Usa ha continuato ad intascare profitti vertiginosi, in perfetta controtendenza con l’andamento dei mercati e della (sempre più bistrattata) economia reale.
Che i manager Usa siano, con un termine che in Italia va per la maggiore, una casta?
Di certo salta agli occhi il paradossi di azionisti e soci che perdono fino al 40% con dirigenti e amministratori che guadagnano quasi altrettanto.
Specie se si pensa che dopo gli scandali che avevano compito la borsa americana ad inizio anno tutte le società dichiaravano di voler legare bonus e premi dei loro manager al rendimento.
In Italia siamo da sempre abituati a queste cose: basti pensare a buone uscite e liquidazioni intascate da amministratori delegati di aziende sull’orlo del baratro. Resta però una grande amarezza. All’indomani dello scandalo Enron tutti avevano additato le ferree e durissime decisioni della classe economica Usa a modello di governance, ed invece adesso scopriamo che, in fondo in fondo, anche da loro le crisi non sono uguali per tutti.
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