Condannata per la tardiva applicazione della direttiva comunitaria 1999/31. La Corte di Giustizia dell’Ue ha giudicato l’Italia colpevole per non aver applicato correttamente (perché i tempi sono stati troppo lunghi) il provvedimento europeo sulle misure e gli orientamenti volti a prevenire o ridurre ripercussioni negative sull´ambiente, causate dallo smaltimento dei rifiuti in discarica.
Il ritardo italiano è di circa due anni per il recepimento della direttiva comunitaria (dal 16 luglio 2001 al 27 marzo 2003).
Nel 2003 con un decreto legislativo l’Italia ha previsto che spetta alle regioni il compito di elaborare e approvare un programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili presenti nelle discariche. È lo stesso decreto a fissare le regole per il trattamento delle discariche preesistenti. Tuttavia, la Commissione europea non aveva ritenuto corretta la trasposizione della direttiva e aveva diffidato l’Italia, invitandola a dar conto dell’esatto numero di discariche a cui non era possibile applicare la normativa europea. Nel 2005 la Commissione, non soddisfatta, ha deciso di ricorrere alla Corte di giustizia Ue.
La Commissione oggi ha vinto. L’Italia, ancora una volta, ha perso.