Una risposta graffiante a Tony Barber che, nell’articolo Tremonti and the serpent’s egg, comparso il 9 aprile sul Financial Times, lo aveva giudicato colpevole di due crimini: uno contro l’economia del mercato libero, l’altro contro la prosperità dell’Europa.
E proprio oggi dalle pagine dell’autorevole quotidiano Tremonti “si dichiara non colpevole” per lo “statism and Eu protection”. A sua discolpa due ragionamenti: nel primo caso, come dicevano gli antichi giuristi romani, si tratta di “crimen impossibile”. Dopo il trattato di Roma del ’57 e l’establishment dell’Organizzazione mondiale del commercio, “nessuno è in grado di attentare seriamente alla vita del libero mercato”. Nel secondo caso, invece, nessuno potrebbe arrivare ad affermare che l’intervento statale anche nel “santuario del capitalismo” sia pari al tentativo di assassinio del’economia del libero mercato.
E se Mr. Barber aveva esortato i difensori del libero mercato a leggere il Giulio Cesare di Shakespeare “come antidoto al veleno della (presunta) posizione protezionistica” di Tremonti, quest’ultimo chiarisce: “Non sono un protezionista. Semplicemente ritengo che l’Ue dovrebbe adottare politiche simili a quelle adottate con successo dagli Stati Uniti”. Lo scopo? Perseguire non tanto il bene, quanto “il meglio”, nel “post-Marrakesh”.
Tremonti non si ferma e con straordinaria semplicità dà una delle sue lezione di economia. Due i principi a cui si ispira: “Mercato se possibile, Stato se necessario”; “Commercio basato su regole contro un libero commercio sregolato”.
Poi, la stoccata finale che conferma quella classe e quel livello culturale di cui oggi in politica solo in pochi possono vantarsi. Perché, dunque, scomodare Shakespeare? Tremonti sfodera il Barbiere di Siviglia suggerendo a Mr Barber una descrizione più conforme al caso: “La calunnia è un venticello”.
