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Un Paese da Pizza e fichi

Quanto sta accadendo nelle ultime ore non è degno di un Paese democratico. È semmai la conferma che l’Italia aumenta col passare dei giorni l’immagine da Paese del Quarto Mondo che offre sulla scena internazionale. Per non parlare, poi, della ulteriore profonda spaccatura che questa vicenda si appresta a provocare nel difficile rapporto che sta vivendo la politica con la popolazione italiana, stanca, avvilita e confusa.
Ridicolo. Come aggettivare altrimenti l’ipotesi odierna di posticipazione delle elezioni? La conferma che alcuni soggetti, impegnati attualmente nella politica italiana, siano più interessati alla forma che alla sostanza, ad un simbolo piuttosto che all’interesse del cittadino.
È un momento difficile. Una situazione grave. Mai si è verificato nella storia della Repubblica italiana un episodio di questa portata. Posticipare le elezioni equivarrebbe a sferzare un ennesimo duro colpo alla già martoriata Costituzione italiana. E, stavolta, forse, la sua credibilità solenne ne verrebbe irreversibilmente compromessa.
Il Viminale, adducendo una motivazione legata al simbolo usato per la lista, aveva già deciso lo scorso 4 marzo per l’esclusione della Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza. Stessa sorte era toccata alla Dc di Angelo Sandri. La decisione della quinta sezione del Consiglio di Stato ha ribaltato la precedente ordinanza del Tar della Campania. Pizza ora lamenta la mancata possibilità di aver partecipato ai quindici giorni di campagna elettorale appena trascorsi. Ma cosa fare?
L’articolo 61 della Costituzione recita: “Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. Dunque, rimandando la data delle elezioni si potrebbero sollevare uan serie di controversie infinite e creare un doloroso caso di incertezza del diritto.
Protestare in questo caso potrebbe essere anche lecito. Ma rimandare, sicuramente, e tanto per citare la celebre Corazzata Poemkin di fantozziana memoria…sarebbe una boiata pazzesca! Se non saremo capaci di trovare la giusta via nella gestione e nella risoluzione di questo problema, sarà la nostra Italia, che già da tempo tenta nella ricerca del suo punto di equilibrio, a sprofondare nel baratro su cui già vacilla da tempo.
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