A stabilire il cambiamento sembrerebbe essere stato proprio il gusto del lettore. John F. Sturn, presidente della Naa ha spiegato che tuttavia che “anche con le sfide ormai evidenti e attuali lanciate dall´attuale frammentazione del mercato dell´informazione a tutte le testate tradizionali nel mondo, gli editori di quotidiani continueranno ad avere una forte dose di crescita e introiti pubblicitari anche grazie alla versione web delle proprie testate”. Secondo Strurn quello che sta accadendo è una semplice “trasposizione online dei propri marchi”. Il web è preferito per fruire di informazione da “consumo veloce ed immediato”. La carta per l’approfondimento. Il fenomeno è stato già chiamato “multipiattaforma”. È vero, dunque, che anche i ricavi pubblicitari di grandi testate sono passati dai 46,6 miliardi di dollari del 2006 ali 42,2 milardi. Ma è vero anche che con internet si sono ottenuti ricavi pari a 3,17 miliardi. In questo modo, continua Sturn, “non vediamo una perdita nel calo di raccolta pubblicitaria se questa viene controbilanciata da un forte aumento dei ricavi su internet”.
Vince la multipiattaforma
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La carta stampata è in crisi. “Un passo avanti” si potrebbe affermare ironicamente se si ripensa a quella copertina dell’Economist che nel settembre del 2006 annunciava la morte del newspaper.
A suonare il campanello d’allarme questa volta è la Newspaper association of America, organismo statunitense che da 57 anni osserva e registra gli andamenti del mercato. Il problema nasce dalla “carestia” di pubblicità. Come la massa degli gnu al confine tra Tanzania e Kenya, negli ultimi anni si starebbe assistendo ad una mastodontica migrazione della pubblicità: dalla carta al web.